Il fegato è l’organo più grande del corpo umano situato nella parte superiore destra dell’addome. Svolge numerose funzioni per l’organismo rendendolo un organo indispensabile per la vita dell’uomo; tra le funzioni più importanti ha il compito di eliminare i prodotti di scarto e di produrre componenti necessarie per il mantenimento dell’omeostasi dell’organismo. Il tumore del fegato (epatocarcinoma) deriva dalla proliferazione incontrollata degli epatociti (le cellule che costituiscono il parenchima epatico). È il tumore più frequente a livello mondiale, in particolare in Asia. In Italia è più raro ed è due volte più frequente negli uomini rispetto alle donne. Le neoplasie più frequenti che colpiscono il fegato sono secondarie: derivano cioè da tumori che nascono altrove (nel colon, nella mammella o nel polmone) per poi diffondersi al fegato come sede delle metastasi per via ematica.

Quali sono i fattori di rischio?

Numerosi sono i fattori di rischio nella patogenesi dell’epatocarcinoma:

  • Età: aumenta l’incidenza di tumore del fegato con l’aumentare dell’età soprattutto dopo i 50 anni.
  • Razza: più frequente in alcune popolazioni dell’Asia e dell’Africa.
  • Sesso: il sesso maschile ha un’incidenza doppia rispetto a quella del sesso femminile.
  • Infezioni: rappresentano il più importante fattore di rischio, particolarmente in corso di infezione cronica da epatite B e C. L’epatite B svolge un ruolo fondamentale in seguito a cicli ripetuti di morte e rigenerazione cellulare che caratterizzano la malattia e che predispongono alla trasformazione maligna delle cellule.
  • Aflatossina: è una tossina prodotta da un fungo, l’Aspergillus. È un potente carcinogeno, considerata contaminante di alcuni alimenti.
  • Cirrosi: più del 90% degli epatocarcinomi nasce in un fegato che presenta questa malattia le cui cause possono essere molteplici.
  • Alcool e fumo 
  • Obesità, diabete, ipertensione e ipercolesterolemia
  • Malattie ereditarie: colangite sclerosante primitiva, deficit di alfa-1-antritripsina.
  • Agenti cancerogeni: arsenico, cloridrato di vinile e mezzi di contrasto radioattivi (utilizzati in passato).

Quali sono i sintomi?

Il tumore del fegato rimane spesso asintomatico per molto tempo. I sintomi più comuni sono rappresentati dal dolore sordo, profondo e ingravescente nella parte superiore destra dell’addome, febbre, malessere generale, perdita di peso, senso di ripienezza postprandiale, nausea, astenia (debolezza), ittero (colorazione giallastra della cute e delle sclere).

Come si fa diagnosi?

L’assenza di sintomi e di segni patognomonici contribuisce a rendere tardiva la diagnosi. È necessario quindi effettuare diverse indagini:

  • Visita medica: un’accurata anamnesi e l’esame obiettivo permettono di individuare segni, sintomi e fattori di rischio per il tumore del fegato.
  • Analisi del sangue: mediante prelievo di sangue è possibile dosare le transaminasi (enzimi che sono espressione di danno agli epatociti) e la bilirubina. L’alfa-fetoproteina è il marcatore tumorale più significativo per il tumore del fegato, è presente in quantità superiori alla norma e correla direttamente con le dimensioni del tumore. È utile nella fase diagnostica ma anche terapeutica per valutare l’efficienza della terapia e la presenza di recidiva.
  • Ecografia dell’addome: è un esame di primo livello, semplice e non invasivo; richiede l’utilizzo di una sonda ad ultrasuoni che verrà posta sull’addome del paziente e di un monitor in cui sarà possibile visualizzare gli organi addominali. Permette di definire le dimensioni, l’estensione e le caratteristiche della lesione tumorale che differiscono dal parenchima epatico circostante. È possibile completare l’esame con iniezione di mezzo di contrasto (CEUS) per studiare in modo dinamico il comportamento di lesioni sospette.
  • TAC dell’addome: radiodiagnostica mediante la quale si acquisiscono immagini di diverse sezioni del fegato e degli organi circostanti. Il potere diagnostico della TAC può essere aumentato dall’uso del mezzo di contrasto che permette di acquisire informazioni più dettagliate sul tumore e su eventuali metastasi (localizzazioni extraepatiche del tumore).
  • Risonanza magnetica (RM): è un esame radiologico raramente utilizzato nella diagnosi di epatocarcinoma. Fornisce informazioni simili alla TAC ma utilizzando campi magnetici.
  • Angiografia epatica: è un esame radiologico invasivo che si avvale di mezzo di contrasto iniettato nell’arteria epatica; rappresenta l’esame conclusivo per valutare l’estensione e l’invasione vascolare del tumore epatico.
  • Biopsia epatica: è il prelievo di un campione di tessuto epatico solitamente sotto guida ecografica. Il tessuto prelevato è sottoposto all’esame istologico e permette di definire la natura della lesione.

A completamento del quadro diagnostico devono essere eseguite una TAC del torace e in caso di disturbi a carico del sistema nervoso centrale, una TAC dell’encefalo per escludere la presenza di metastasi a distanza. Questi esami permettono di definire la malignità e l’estensione del tumore (stadiazione), finalizzata alla programmazione del trattamento.

Come si cura il tumore del fegato?

Essendo spesso la diagnosi tardiva, la decisione terapeutica deve essere presa mediante un approccio multidisciplinare valutando l’estensione del tumore e le caratteristiche del paziente. In caso di tumore localizzato esclusivamente al fegato e operabile, si può effettuare una resezione chirurgica delle masse tumorali e della regione epatica interessata previa valutazione preoperatoria del mantenimento di una percentuale epatica minima necessaria per le normali funzioni vitali. In caso di tumore localizzato al fegato ma inoperabile, si può procedere ad un trattamento interventistico mediante:

  • Chemioembolizzazione: prevede l’uso contemporaneo dell’embolizzazione (che provoca la chiusura di piccoli vasi) e della chemioterapia che distrugge le cellule tumorali. È una terapia palliativa, indicata per i pazienti che non possono essere sottoposti ad altri trattamenti.
  • Termoablazione: le cellule tumorali vengono distrutte utilizzando il calore.
  • Iniezione percutanea di etanolo: l’etanolo distrugge le cellule tumorali.
  • Criochirurgia: le cellule tumorali vengono distrutte abbassando notevolmente la temperatura.
  • Radioembolizzazione: si basa sull’infusione nell’arteria epatica di sostanze radioattive che distruggono le cellule tumorali.

Nei casi più gravi e in base alla causa di insorgenza del tumore (si escludono le epatiti virali), si può ricorrere al trapianto di fegato, ma solo in casi selezionati. La tecnica da utilizzare andrà valutata in base alla sede e alle dimensioni del tumore. In caso di tumore in stadio avanzato, la terapia dipende dalle condizioni generali del paziente.

Come si previene il tumore del fegato?

La prevenzione primaria si basa sull’identificazione e correzione dei fattori di rischio: controllo del peso corporeo, limitazione del consumo di alcol, vaccinazione per l’epatite B e diagnosi precoce delle malattie genetiche. I pazienti a rischio (malattie croniche del fegato o con cirrosi), dovrebbero sottoporsi a controlli ecografici periodici.

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