Cos’è il defibrillatore?
Il defibrillatore impiantabile è un dispositivo utilizzato per trattare aritmie cardiache potenzialmente fatali. L’indicazione all’impianto di defibrillatore è la prevenzione primaria e secondaria (in pazienti sopravvissuti ad un arresto cardiocircolatorio) dalla morte cardiaca improvvisa.Tale strumento, che viene alloggiato nella parte sinistra del torace, è collegato al cuore tramite degli elettrocateteri, i quali, emettono una scarica elettrica ogniqualvolta si verifica un innalzamento anomalo del ritmo cardiaco. La scarica, se va a buon fine, riporta l’attività elettrica del cuore nei limiti della normalità.
Chi beneficia del defibrillatore?
Il defibrillatore impiantabile può essere usato in molte situazioni.Le classiche circostanze sono quelle in cui l’individuo ha una storia personale di gravi aritmie cardiache (tachicardie ventricolari), di ripetute sincopi o di un arresto cardiaco, al quale è fortunatamente sopravvissuto. Il defibrillatore è anche in grado di prevenire sintomi da bassa frequenza cardiaca.
Quali sono le funzioni?
Il defibrillatore ha una durata media di 7-8 anni, poi va sostituito. Ha le dimensioni di un orologio da taschino e pesa circa 70 grammi. È un dispositivo antibradicardico, antitachicardico, di defibrillazione, di sensing atriale/o ventricolare, di memorizzazione di eventi e di telemetria. I defibrillatori contengono batterie e un condensatore all’interno in grado di accumulare energia necessaria per una eventuale scarica. La presenza di elettrocateteri permette di mettere a contatto il dispositivo con il muscolo cardiaco.
In cosa consiste la procedura?
Il posizionamento del defibrillatore viene eseguito in regime di ricovero, in anestesia generale o locale, con un intervento della durata di circa un’ora, a seconda dei casi. La prima fase consiste nell’introduzione di un elettrocatetere nella vena cefalica fino al cuore, posizionandolo in corrispondenza della punta del ventricolo destro sotto guida radiologica mediante raggi X. In alcuni casi è previsto o si rende necessario l’impianto di un secondo catetere in atrio destro o in un’altra zona del cuore.Successivamente il catetere viene collegato all’elettrostimolatore. Mediante una piccola incisione il defibrillatore viene inserito in regione pettorale in sede sottocutanea oppure sotto il muscolo pettorale. A questo punto è necessario provare il corretto funzionamento del sistema. Durante questa prova il cardiologo provoca l’insorgenza di una aritmia ventricolare rapida e fa in modo che il defibrillatore la riconosca e la tratti in modo appropriato ed efficace. In questa fase viene praticata una profonda sedazione per evitare al paziente di avvertire sgradevoli sensazioni legate all’insorgenza dell’aritmia e alla conseguente terapia elettrica.Nei pazienti che non possono essere sottoposti ad impianto di defibrillatore endocavitario o molto giovani , si è reso disponibile un defibrillatore sottocutaneo.
Quali sono le complicanze?
Generalmente dopo l’impianto si effettua una radiografia del torace di controllo. Una complicanza frequente è l’ematoma locale in sede di impianto (che generalmente si riassorbe spontaneamente in alcuni giorni). Può generarsi un danno a carico dei vasi venosi utilizzati per l’accesso (con conseguente trombosi ed eventuale flebite), pneumotorace in caso di puntura della vena succlavia, versamento pericardico secondario a perforazione della parete miocardica da parte degli elettrocateteri (complicanza molto rara)
Cosa fare dopo l’impianto del defibrillatore?
È opportuno sottoporsi a controlli cardiologici periodici generalmente ogni 4-6 mesi al fine di verificare il corretto funzionamento del dispositivo e analizzare di eventuali attivazioni non percepite. Il controllo periodico verrà gestito dal medico specialista cardiologo in base alle condizioni del paziente e alle caratteristiche del defibrillatore.
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