Di Chiara Di Lucente

Secondo le autorità sanitarie è tra i tipi di cancro più diffusi e purtroppo anche tra i più gravi, un vero problema di salute pubblica: stiamo parlando del tumore al polmone. Ogni anno, in Italia, vengono diagnosticati circa 45.000 nuovi casi, pari a oltre l’11% di tutte le diagnosi oncologiche. Ma non tutti i tumori del polmone sono uguali: i due più comuni sono il carcinoma non a piccole cellule, più frequente e a crescita lenta, e il carcinoma a piccole cellule, meno diffuso ma più aggressivo. Il fumo di tabacco – che si tratti di sigarette, sigari o pipa – resta il principale fattore di rischio per questa patologia oncologica, ma il tumore al polmone può colpire anche chi non ha mai fumato. In questo articolo scopriremo che cosa sappiamo oggi sul tumore al polmone, dai sintomi alle cause, dai trattamenti disponibili all’importanza della prevenzione.
I tipi di tumore al polmone e un po’ di numeri
Quando si parla di tumore al polmone, si potrebbe pensare a un’unica malattia. In realtà, come per tutte le malattie oncologiche, non tutti i tumori polmonari sono uguali e si differenziano a seconda della sede da cui originano e a partire da quali cellule si sviluppano. Come riporta l’Istituto Superiore di Sanità, infatti, un tumore che ha origine nei polmoni è definito tumore primario del polmone; un tumore che si sviluppa in un’altra parte del corpo e si diffonde ai polmoni, invece, è chiamato tumore secondario del polmone.
Per quanto riguarda i tumori primari, a loro volta si possono distinguere in due diversi tipi:
- Il tumore polmonare non a piccole cellule è la forma più comune, rappresentando circa l’80% delle diagnosi totali. Al suo interno si distinguono tre sottotipi principali. Il carcinoma a cellule squamose (detto anche spinocellulare) si sviluppa a partire dalle cellule che rivestono le vie aeree all’interno dei polmoni; l’adenocarcinoma origina invece dalle cellule della mucosa che riveste bronchi e alveoli; infine, il carcinoma a grandi cellule è una forma più rara, caratterizzata da cellule di grandi dimensioni e da un comportamento generalmente più aggressivo.
- Il tumore polmonare a piccole cellule, noto anche come microcitoma, è meno frequente – si presenta in circa il 10-15% dei casi – ma ha una crescita molto più rapida rispetto al tumore non a piccole cellule, e tende a evolvere in modo più severo.
Il tumore del polmone colpisce soprattutto le persone anziane: è raro che venga diagnosticato prima dei 40 anni e diventa più comune tra i 70 e i 74 anni. Secondo le stime internazionali GLOBOCAN 2020, elaborate dall’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro, si tratta della prima causa di morte per cancro nel mondo, con circa 1,8 milioni di decessi nel solo 2020, pari al 18% di tutte le morti oncologiche. Anche in Italia l’impatto di questa malattia è significativo. Secondo il report “I numeri del cancro” AIOM, nel 2024 erano attese quasi 45 mila nuove diagnosi, mentre nel 2022 si sono registrati circa 35.700 decessi. La sopravvivenza a cinque anni dalla diagnosi è del 16% negli uomini e del 23% nelle donne, ma chi supera il primo anno ha una probabilità più alta di vivere almeno altri quattro anni: il 37% degli uomini e il 44% delle donne. Oggi, nel nostro Paese, circa 109 mila persone convivono con una diagnosi di tumore al polmone. Tutti questi dati non fanno altro che confermare come questa malattia resti ancora una sfida aperta per la salute pubblica.
I sintomi, la diagnosi e le cure
Ma come si manifesta un tumore al polmone? Nelle fasi iniziali, purtroppo, questa malattia tende a non dare sintomi evidenti. È proprio questa caratteristica a renderla particolarmente insidiosa: spesso ci si accorge della sua presenza solo quando è già in fase avanzata. Come ricorda l’Istituto Superiore di Sanità, i segnali da non sottovalutare possono includere una tosse persistente, la presenza di tracce di sangue nell’espettorato, una sensazione costante di mancanza di fiato, stanchezza inspiegabile e perdita di peso involontaria. In alcuni casi, può comparire anche un dolore al torace, soprattutto quando si tossisce o si respira profondamente. Alla comparsa di uno o più di questi sintomi, è importante rivolgersi al proprio medico di medicina generale, che valuterà la situazione e, se necessario, indicherà gli accertamenti da fare. Una diagnosi precoce, infatti, può aumentare significativamente le possibilità di sopravvivenza in caso di accertamento di tumore al polmone.
Per diagnosticare questa patologia, gli specialisti si avvalgono di diversi strumenti, che combinano esami fisici, esami di laboratorio e tecniche più avanzate. Si parte di solito con un’accurata visita medica e con esami di imaging, come la radiografia del torace, la TC o, in alcuni casi, la risonanza magnetica, per visualizzare eventuali anomalie nei polmoni. Se c’è il sospetto di un tumore, si può poi procedere con una broncoscopia, un esame che permette di osservare direttamente l’interno delle vie respiratorie, e con una biopsia, ovvero il prelievo di un piccolo campione di tessuto per analizzarlo al microscopio. Questo passaggio è fondamentale per capire non solo se si tratta di un tumore, ma anche di quale tipo si tratti, per esempio se è un carcinoma non a piccole cellule o a piccole cellule. In alcuni casi, vengono eseguiti anche test molecolari, che individuano eventuali mutazioni genetiche o biomarcatori specifici delle cellule cancerose. Queste informazioni sono preziose per orientare la scelta del trattamento più efficace e personalizzato per ogni paziente.
Per quanto riguarda le cure, non esiste un unico trattamento valido per tutte le persone: la terapia per il tumore del polmone viene scelta in base a diversi fattori, tra cui il tipo di cancro, la sua posizione e dimensione, lo stadio in cui si trova la malattia e le condizioni generali del paziente. Si tratta spesso di decisioni complesse, che coinvolgono un’équipe di specialisti che lavorano insieme per proporre la strategia più adatta. Le principali opzioni terapeutiche includono:
- Chirurgia
- Radioterapia
- Chemioterapia
- Terapie a bersaglio molecolare
- Immunoterapia.
Spesso queste terapie non vengono utilizzate da sole, ma in combinazione, a seconda della situazione clinica.
In particolare, quando il tumore viene scoperto precocemente, cioè in una fase iniziale e ben localizzata, l’intervento chirurgico può rappresentare una possibilità concreta, con l’obiettivo di rimuovere completamente la massa tumorale. L’estensione dell’intervento varia: si può rimuovere un solo lobo del polmone (lobectomia), l’intero polmone (pneumonectomia), oppure, nei casi più limitati, solo una piccola porzione (resezione segmentale o a cuneo). Spesso si utilizzano tecniche mini-invasive, come la video-toracoscopia, che riducono i tempi di recupero pur mantenendo la loro efficacia. Tuttavia, come abbiamo già sottolineato, purtroppo, nella maggior parte dei casi, il cancro al polmone viene diagnosticato quando è già in una fase più avanzata. In queste situazioni, la chirurgia non è più sufficiente, e si ricorre più frequentemente a terapie farmacologiche e alla radioterapia. La chemioterapia rappresenta il trattamento standard nei casi avanzati o metastatici, può essere somministrata da sola oppure in combinazione con altri approcci terapeutici. Anche se la malattia dovesse ripresentarsi dopo un primo trattamento, è possibile avviare un nuovo ciclo di chemioterapia, adattato alla nuova condizione del paziente.
Nei casi in cui chirurgia e radioterapia non siano opzioni percorribili, la ricerca ha evidenziato risultati molto incoraggianti con l’impiego di terapie a bersaglio molecolare e immunoterapia. Le terapie a bersaglio molecolare sono farmaci progettati per colpire in modo selettivo alcune alterazioni genetiche presenti solo nelle cellule tumorali. L’immunoterapia, invece, funziona stimolando il sistema immunitario a riconoscere e attaccare le cellule tumorali. Quest’ultima rappresenta una vera e propria rivoluzione in oncologia, tanto che nel 2018 è valsa il premio Nobel per la medicina. Come riporta l’Istituto Superiore di Sanità, attualmente i farmaci immunoterapici sono utilizzati come trattamento di prima linea nei pazienti con tumore in fase avanzata che presentano alti livelli del marcatore PD-L1. In alcuni casi, vengono somministrati da soli; in altri, in combinazione con la chemioterapia. L’efficacia dell’immunoterapia è stata dimostrata anche negli stadi iniziali della malattia, dove può contribuire a ridurre il rischio di recidiva e migliorare la prognosi. Un ulteriore ambito di applicazione è rappresentato dalla fase peri-operatoria (immunoterapia neoadiuvante), in cui si somministra il trattamento prima dell’intervento chirurgico per migliorarne gli esiti a lungo termine. Nel caso del carcinoma polmonare a piccole cellule, i risultati con l’immunoterapia sono stati meno soddisfacenti. In questi pazienti, la chemioterapia a base di derivati del platino rimane il trattamento di riferimento. Tuttavia, studi recenti suggeriscono che la combinazione di chemioterapia e immunoterapia potrebbe offrire nuove possibilità anche in questo sottotipo più aggressivo di tumore.
Le cause e l’importanza della prevenzione
La causa principale del tumore del polmone è ben nota: il fumo di sigaretta. Anche se è possibile ammalarsi pur non avendo mai fumato, è importante sapere che oltre l’85–90% dei casi di questa malattia è direttamente collegato al consumo di tabacco. Ogni sigaretta fumata introduce nel corpo decine di sostanze tossiche e cancerogene, che danneggiano progressivamente i tessuti polmonari. Il rischio aumenta in modo proporzionale alla quantità di sigarette fumate e alla durata dell’abitudine. Chi fuma da molti anni e in grandi quantità ha un rischio di ammalarsi fino a 25 volte superiore rispetto a chi non ha mai fumato. Oltre al fumo attivo, anche il fumo passivo (cioè l’inalazione del fumo altrui) rappresenta un pericolo reale: si stima che aumenti il rischio di cancro al polmone del 20-30%. Ma non finisce qui. Altri fattori che possono contribuire allo sviluppo di questa malattia includono l’esposizione a sostanze cancerogene sul posto di lavoro, come l’amianto, il cromo, il nichel, l’arsenico e gli idrocarburi policiclici aromatici, così come l’esposizione a radiazioni (ad esempio, in seguito a trattamenti per altri tumori) e a gas radon, un elemento naturale che può accumularsi in ambienti chiusi. Anche alcune malattie polmonari, come la fibrosi polmonare idiopatica, possono aumentare il rischio indipendentemente dal fumo. Per questi motivi, smettere di fumare rappresenta la scelta più efficace e immediata per prevenire non solo il cancro al polmone, ma anche molte altre malattie. La buona notizia è che non è mai troppo tardi per farlo: ogni anno senza fumo riduce il rischio, e dopo 10 anni il pericolo di ammalarsi si dimezza rispetto a chi continua a fumare.
La prevenzione, però, non si ferma al fumo. Diversi studi suggeriscono che un’alimentazione sana – ricca di fibre, cereali integrali, frutta e verdura fresca, e povera di grassi – può contribuire a ridurre il rischio non solo di cancro al polmone, ma anche di molte altre malattie croniche, come le patologie cardiovascolari. Anche l’attività fisica regolare ha un ruolo importante: si raccomanda di svolgere almeno 150 minuti di esercizio aerobico moderato ogni settimana, una quantità che può davvero fare la differenza nel mantenere il corpo in salute e nel rafforzare il sistema immunitario. Infine, è utile ricordare che la prevenzione del cancro al polmone si basa su due strategie complementari:
- La prevenzione primaria, che punta a evitare l’insorgenza della malattia agendo sui comportamenti e sull’ambiente (smettere di fumare, limitare l’esposizione a sostanze tossiche e all’inquinamento, promuovere stili di vita sani).
- La prevenzione secondaria, che consiste nell’individuare la malattia nelle sue fasi iniziali attraverso strumenti di screening, così da intervenire tempestivamente e aumentare le probabilità di successo della terapia.
In Italia, al momento, lo screening per il tumore del polmone non è incluso nei programmi di prevenzione pubblica, come avviene ad esempio per il tumore al seno o al colon. Tuttavia, esiste un progetto chiamato Rete Italiana Screening Polmonare (RISP), raccomandato dall’Associazione Italiana di Oncologia Medica. Questo programma si rivolge a fumatori ed ex fumatori ad alto rischio, con l’obiettivo di individuare il tumore in fase precoce, quando le possibilità di cura sono molto più alte. Lo strumento di screening consigliato è la tomografia computerizzata a basso dosaggio (LDCT), una TAC che permette di rilevare anche piccole lesioni con una bassa esposizione alle radiazioni.
Fonti:
- https://www.who.int/news-room/fact-sheets/detail/lung-cancer
- https://www.epicentro.iss.it/fumo/NoTab2012Tumore
- https://www.issalute.it/index.php/la-salute-dalla-a-alla-z-menu/t/tumore-al-polmone
- https://www.aiom.it/wp-content/uploads/2025/01/2024_NDC_web-def.pdf
- Siddiqui F, Vaqar S, Siddiqui AH. Lung Cancer. [Updated 2023 May 8]. In: StatPearls [Internet]. Treasure Island (FL): StatPearls Publishing; 2025 Jan-. Available from: https://www.ncbi.nlm.nih.gov/books/NBK482357/