Di Chiara Di Lucente

La poliomielite è passata dal contagiare migliaia di bambini in tutto il mondo a essere quasi totalmente eradicata.
Ecco come è successo

È il 12 aprile 1955. Siamo nel Rackgham Auditorium dell’Università del Michigan, negli Stati Uniti. Thomas Francis Jr, direttore del Poliomielitis Vaccine Evaluation Center, prende la parola di fronte a una folla di scienziati e giornalisti, annunciando ciò che avrebbe contribuito a cambiare la salute pubblica globale. “Sicuro, efficace, potente”. Con queste parole Francis descriveva il vaccino sviluppato dal virologo Jonas Salk contro la poliomielite che, dopo due anni di sperimentazione su oltre 1.800.000 bambini, veniva finalmente approvato per la somministrazione alla popolazione generale. Da quel giorno in poi, il destino di questa malattia non è più stato lo stesso: grazie al vaccino di Salk e agli altri sviluppi della ricerca biomedica, la poliomielite è stata praticamente eradicata in buona parte del mondo. Tuttavia c’è ancora da fare per dichiararla finalmente sconfitta.

Cos’è la poliomielite

Facciamo un passo indietro: la poliomielite (chiamata anche solo “polio”) è una malattia infettiva che colpisce i neuroni del midollo spinale ed è causata da tre tipi diversi di poliovirus. Questi ultimi sono virus altamente infettivi che si diffondono principalmente attraverso l’ingestione di acqua e cibi contaminati oppure attraverso la saliva di persone con l’infezione in atto, rappresentate soprattutto dai bambini di età inferiore ai cinque anni. Una volta ingerito, il virus si moltiplica nel tratto gastrointestinale e, in circa il 30% dei casi, porta allo sviluppo di una malattia acuta caratterizzata da sintomi come:

• gola infiammata;
• vomito;
• febbre;
• affaticamento;
• mal di testa;
• rigidità del collo;
• rigidità/dolore alle estremità del corpo.

Tuttavia, dopo poche ore, il poliovirus invade il sistema nervoso centrale ed è in grado di distruggere le cellule neurali di cui esso è composto, scatenando sintomi più gravi: la morte dei neuroni fa sì che le estremità (soprattutto le gambe) perdano tono muscolare, fino a portare alla paralisi, che può anche essere totale. Nei casi più gravi gli effetti dell’infezione possono coinvolgere anche i muscoli responsabili della respirazione, portando alla morte per paralisi del diaframma.

Diversi studi hanno individuato tracce di questa malattia ai tempi degli antichi Egizi, ma la prima epidemia di poliomielite è stata registrata per la prima volta in Europa e negli Stati Uniti all’inizio del 1800. Fino al 1950, infatti, la poliomielite si è manifestata con numerose epidemie che si diffondevano soprattutto tra i bambini e che erano in grado di causare conseguenze anche molto gravi negli infettati: tra questi, quasi 1 persona su 200 sviluppava una paralisi permanente. Nel 1921 anche il futuro presidente degli Stati Uniti Franklin Delano Roosevelt, all’età di 39 anni, fu colpito da una malattia che i medici del tempo ritennero essere polio e che lo lasciò quasi completamente paralizzato agli arti inferiori. Fino a quel 12 aprile, quindi, la poliomielite imperversava: nel 1952 gli Stati Uniti raggiunsero il picco di contagi (pari a 21mila casi). Per questa malattia, finora, non è stata trovata una cura: ecco perché la prevenzione (attraverso il vaccino di Salk prima e Albert Sabin poi) si è rivelata uno strumento essenziale per la sua sconfitta.

Il lavoro di Salk

Non era la prima volta che Jonas Salk, medico e ricercatore statunitense, aveva a che fare con la prevenzione delle malattie infettive: durante la seconda guerra mondiale, infatti, appena laureato in medicina alla New York University, Salk aveva sviluppato per l’esercito americano un vaccino antinfluenzale che si era rivelato un vero successo. Pertanto, subito dopo, il medico ha rivolto la sua attenzione al poliovirus, che all’epoca era in piena fase epidemica negli Stati Uniti e in Europa, sperando di riuscire a trovare anche per la poliomielite un vaccino efficace e sicuro. A quel tempo, il paradigma stabilito per lo sviluppo del vaccino consisteva nell’isolare il virus, indebolirlo attraverso diversi metodi chimici e fisici e poi somministrarlo alle persone ancora vivo. I vaccini prodotti in questo modo si chiamano vaccini attenuati (un vaccino di questo tipo utilizzato ancora oggi è quello contro l’epatite A): l’agente patogeno attenuato darà luogo a un’infezione per lo più innocua (proprio perché il virus o il batterio è stato indebolito), che però è in grado di conferire alla persona vaccinata un’immunità a lungo termine.

Eppure, nel progettare il suo vaccino antinfluenzale, Salk non aveva impiegato virus indeboliti per attivare la risposta immunitaria, ma uccisi, in modo da minimizzare ancora di più il rischio di effetti collaterali (infatti poteva capitare, in rarissimi casi, che il virus somministrato in questo modo diventasse di nuovo pericoloso per l’organismo): voleva fare lo stesso per la poliomielite. Le pubblicazioni dello scienziato sullo sviluppo di un vaccino con virus uccisi (chiamato vaccino inattivato) contro la poliomielite catturarono l’attenzione della National Foundation for Infantile Paralysis, un’organizzazione di beneficenza fondata proprio da Roosevelt per raccogliere fondi per la ricerca sulla malattia.

Fu quindi possibile sviluppare il vaccino: Salk e il suo team usarono la formaldeide (un agente chimico tossico per la maggior parte degli organismi) per uccidere il poliovirus, senza però distruggere quelle proprietà che erano in grado di provocare una risposta immunitaria. Dopo studi in laboratorio e sperimentazioni su larga scala, arrivò finalmente quel 12 aprile 1955. Il vaccino inattivato contro la poliomielite venne prodotto in massa e la sua somministrazione venne implementata: negli Stati Uniti, in due anni, le infezioni da poliomielite crollarono dell’80%. La somministrazione del vaccino di Salk presto venne estesa a oltre 90 paesi del mondo, con l’obiettivo di riuscire a eradicare la poliomielite.

Una zolletta di zucchero per proteggerci

Eppure, questo ambizioso progetto subì una battuta d’arresto, fortunatamente temporanea: pochi anni dopo il 1955, i casi di poliomielite ripresero a salire, nonostante fossero state somministrate oltre 300 milioni di dosi di vaccino. I motivi erano da ricercare nel fatto che gli anticorpi circolanti da vaccino inattivato tendevano a diminuire con il passare del tempo ma soprattutto perché, non avendo raggiunto un’immunità di comunità, il poliovirus continuava a circolare tra i non vaccinati, provocando nuove ondate epidemiche.

È qui che entra in gioco il lavoro di Albert Sabin, che sviluppò il vaccino che di fatto è riuscito a eradicare la poliomielite in buona parte del mondo. Negli stessi anni di Salk, infatti Sabin stava studiando diversi virus e un modo per sconfiggere la poliomielite; per questo mise a punto un vaccino orale attenuato, in cui il poliovirus era trattato in modo che perdesse le caratteristiche genetiche responsabili della sua virulenza, ma che rimanesse vivo. Questo vaccino non solo si è dimostrato più facile da somministrare ai bambini (veniva sciolto su una zolletta di zucchero) ma riusciva a fornire un’immunità più ampia e duratura rispetto al vaccino di Salk: esso infatti viene eliminato con le feci e riesce a immunizzare anche chi non ha ricevuto il vaccino. Nel 1962 quindi, nelle somministrazioni di larga scala, il vaccino di Salk fu sostituito dal vaccino di Sabin. Nonostante in circa un caso su un milione quest’ultimo potesse causare la malattia vera e propria, il vaccino a virus attenuato ha permesso di eradicare la poliomielite in Europa ed è tuttora raccomandato dall’Organizzazione mondiale della sanità per eradicare la malattia a livello globale. Dal momento che non si registra un caso di poliomielite dal 1982, in Italia l’unico vaccino somministrato è quello inattivato, di Salk.

Oggi, infatti, questa malattia colpisce principalmente i paesi in via di sviluppo, anche se la somministrazione di routine del vaccino ha ridotto i casi del 99%. Quello che si augurano le istituzioni sanitarie, attraverso la somministrazione dei due vaccini e un’attenta sorveglianza sanitaria, è di eliminare totalmente la malattia, in maniera simile a quanto successo con il vaiolo nel 1980.

Fonti:
  • https://polioeradication.org/polio-today/history-of-polio/
  • https://www.epicentro.iss.it/polio/
  • https://sph.umich.edu/polio/
  • Wolbert JG, Higginbotham K. Poliomyelitis. 2021 Jul 25. In: StatPearls [Internet]. Treasure Island (FL): StatPearls Publishing; 2022 Jan–. PMID: 32644370.
  • O'Grady M, Bruner PJ. Polio Vaccine. 2022 Jan 23. In: StatPearls [Internet]. Treasure Island (FL): StatPearls Publishing; 2022 Jan–. PMID: 30252295.
  • Tan SY, Ponstein N. Jonas Salk (1914-1995): A vaccine against polio. Singapore Med J. 2019;60(1):9-10. doi:10.11622/smedj.2019002
  • Smith DR, Leggat PA. Pioneering figures in medicine: Albert Bruce Sabin--inventor of the oral polio vaccine. Kurume Med J. 2005;52(3):111-6. doi: 10.2739/kurumemedj.52.111. P