Di Chiara Di Lucente
Con oltre 8 milioni di decessi l’anno a livello globale, il fumo è una delle più grandi minacce per la salute pubblica. Vediamo in che modo può incidere sul nostro organismo

Una delle più grandi minacce per la salute pubblica a livello globale: sono queste le parole con cui l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) si riferisce all’epidemia di consumo di tabacco, di cui il fumo di sigaretta è la forma più comune, ma che comprende anche altre modalità e prodotti, come i sigari, il tabacco da arrotolare, il tabacco da pipa e così via.
In effetti, si tratta di una vera e propria epidemia: secondo i dati raccolti dall’Istat e dall’Istituto superiore di sanità, in Italia i fumatori sono poco meno di 10 milioni; sul nostro territorio il consumo di tabacco ha una prevalenza di circa il 19%, con forti differenze di genere (tra gli uomini i fumatori sono il 22,9%, tra le donne il 15,3%) e con una diffusione maggiore nella fascia di età tra i 25 e i 44 anni (circa 1 persona su 4). Il consumo di tabacco è un grande problema a livello globale: i costi economici, sanitari e umani associati sono enormi, in quanto il fumo ha un impatto notevole sulla salute delle persone (sia di chi consuma tabacco sia dei cosiddetti fumatori passivi), aumentando il rischio di sviluppare numerose malattie, molte di queste gravi e con esiti potenzialmente fatali.
In particolare, secondo gli esperti, il consumo di tabacco rappresenta la principale causa prevenibile di cancro: il fumo attivo e il fumo passivo sono classificati dall’Oms come cancerogeni certi per gli esseri umani e si stima che il 27% di tutti i tumori siano attribuibili proprio al fumo; inoltre, i fumatori possiedono più probabilità di sviluppare altre complicanze di salute, tra cui, come vedremo nell’articolo, malattie cardiovascolari e problemi respiratori gravi.
Si stima che il tabacco causi ogni anno la morte di più di 8 milioni di persone, di cui circa 1,2 per esposizione al fumo passivo. Nell’Unione Europea il consumo di tabacco rimane il più grande fattore di rischio per la salute evitabile, essendo responsabile di 700.000 decessi ogni anno, mentre in Italia sarebbero attribuibili al fumo oltre 93.000 morti l’anno.
L’assunzione costante e prolungata di tabacco, inoltre, è in grado di incidere sulla durata della vita di chi ne fa uso: 20 sigarette al giorno riducono di circa 4,6 anni la vita media di una persona che inizia a fumare a 25 anni.
Ciò vuol dire che per ogni settimana di fumo si perde un giorno di vita: ecco perché le istituzioni sanitarie, sia nazionali che internazionali, da decenni dirigono i loro sforzi a sensibilizzare la popolazione generale sui rischi dovuti al consumo di tabacco e a promuovere una vita senza fumo.
Il fumo e gli effetti sulla salute
Ma perché il consumo di tabacco ha un impatto così significativo sulla salute?
Quando si respira il fumo derivante dalla combustione di un prodotto del tabacco, si entra in contatto con oltre 4000 molecole tossiche per l’organismo, le cui principali sono nicotina (il principio attivo responsabile della dipendenza), idrocarburi policiclici aromatici, nitrosammine tabacco specifiche, idrocarburi come benzene, butadiene, toluene, acido cianidrico e ammoniaca. Particolarmente pericoloso è il catrame, le cui sostanze, la maggior parte di esse cancerogene, si depositano all’interno delle vie respiratorie, mentre altre sostanze irritanti contenute all’interno di ogni sigaretta favoriscono l’insorgenza di infezioni dell’apparato respiratorio, bronchiti croniche ed enfisemi.
Sebbene il livello di gravità dei danni causati dall’esposizione al fumo dipenda da diversi fattori, come l’età a cui si è iniziato a fumare, il numero di sigarette giornaliere, il numero di anni di dipendenza e l’inalazione più o meno profonda, quello che è certo è che il consumo di tabacco favorisce l’insorgenza di numerose malattie. In particolare, i Centri di prevenzione e controllo delle malattie statunitensi hanno identificato almeno 37 patologie direttamente correlate al fumo di tabacco. Il fumo ha effetti negativi su molti organi, ma quelli principali sono a carico dell’apparato broncopolmonare (il fumo è il principale fattore di rischio per malattie respiratorie come la broncopneumopatia cronica ostruttiva, episodi asmatici e infezioni respiratorie) e di quello cardiovascolare.
In effetti il fumo è la causa principale di infarto, di cardiopatia ischemica e di malattie cardiovascolari; il 30% delle morti causate da malattie coronariche sono associate al fumo, così come un aumentato rischio di morte improvvisa. In realtà, i danni legati al fumo di sigaretta si manifestano a livello di tutto l’organismo.
Come già sottolineato, infatti, il fumo aumenta il rischio di insorgenza di molti tipi di tumore, come quello del polmone (si stima che il fumo sia responsabile in Italia del 91% di tutte le morti per cancro al polmone negli uomini e del 55% nelle donne, per un totale di circa 30.000 decessi l’anno), del cavo orale, della gola, dell’esofago, del pancreas, del colon, della vescica, della prostata, del rene, del seno, delle ovaie e di alcune leucemie.
Il fumo è poi un fattore di rischio per lo sviluppo e la progressione del danno renale diabetico e per il peggioramento della retinopatia nelle persone con diabete. Inoltre esso influisce negativamente sull’apparato riproduttivo maschile e femminile, causando aterosclerosi e disfunzione erettile nei fumatori e menopausa precoce nelle fumatrici, oltre che rappresentare un grande rischio per le donne in gravidanza (una donna incinta che fuma possiede infatti un maggiore rischio di aborti, neonati sottopeso e bambini nati morti). Tra gli altri effetti, il fumo accelera l’invecchiamento della pelle, provoca un aumento dell’irsutismo del volto e della raucedine, a livello del cavo orale diminuisce le difese immunitarie nei confronti della placca batterica, determina un ingiallimento della dentina e aumenta il rischio di gengiviti. Infine, recenti studi hanno dimostrato i fumatori sono maggiormente predisposti a sviluppare declino cognitivo e demenza.
I rischi del fumo passivo e l’importanza di smettere
I rischi per la salute sono concreti non solo per chi fuma, ma anche per chi viene in contatto con il fumo passivo (detto anche fumo di tabacco ambientale) ovvero quello emesso dall’estremità accesa di una sigaretta o da altri prodotti del tabacco e/o il fumo espirato dei fumatori.
In effetti, non esiste un livello sicuro di esposizione al fumo passivo: secondo l’Oms gli ambienti privi di fumo al 100% sono l’unico modo comprovato per proteggere adeguatamente la salute delle persone dagli effetti dannosi sulla salute. È ormai ampiamente dimostrato che l’esposizione al fumo passivo rappresenta un rischio sanitario significativo per i non fumatori: il fumo passivo può aumentare il rischio di insorgenza del cancro polmonare, mentre diversi studi hanno trovato che i figli di genitori fumatori hanno una maggiore incidenza di polmo-bronchiti e crisi asmatiche rispetto ai figli di genitori non fumatori. Oltre alle malattie respiratorie, il fumo passivo sarebbe associato anche a un rischio aumentato per le malattie coronariche e per gli attacchi cardiaci, soprattutto a causa della nicotina e del monossido di carbonio contenuto in esso.
Secondo il ministero della Salute, in Italia il fumo passivo sarebbe responsabile di un migliaio di morti l’anno, mentre il si stima che il rischio cumulativo di morte per tumore polmonare sia di uno ogni 1.000 persone esposte al fumo passivo. Un rischio enormemente inferiore a quello dei fumatori attivi (380 morti ogni 1.000 persone fumatrici), ma decisamente concreto.
C’è una buona notizia: smettere di fumare riduce notevolmente il rischio di sviluppare malattie legate al fumo e migliora la salute, da subito. Entro 20 minuti dall’ultima sigaretta, infatti, la frequenza cardiaca e la pressione sanguigna diminuiscono, entro 12 ore il livello di monossido di carbonio si normalizza ed entro 2-12 settimane migliorano la circolazione sanguigna e la funzionalità polmonare. Nel giro di 1-9 mesi diminuiscono tosse e respiro corto, e, dopo un anno, il rischio di infarto diventa la metà di quello di un fumatore.
Entro 5-15 anni, il rischio di ictus diventa uguale a quello di un non fumatore, entro 10 anni il rischio di sviluppare tumori polmonari diminuisce fino alla metà (si riduce anche il rischio di tumori alla bocca, alla gola, all’esofago, alla vescica, alla cervice uterina e al pancreas) ed entro 15 anni il rischio di infarto diventa uguale a quello di un non fumatore.
Contestualmente aumenta l’aspettativa di vita: smettere di fumare a 30 anni significa guadagnare 10 anni di vita, farlo a 50 vuol dire guadagnarne 6. Per questi motivi e rendendosi conto dei rischi per la salute, molti consumatori di tabacco decidono di smettere, ma la nicotina presente nei prodotti del tabacco crea una forte dipendenza. Senza supporto, solo il 4% degli utenti riesce a smettere con successo, ma grazie a supporto professionale e a farmaci comprovati le possibilità di smettere con successo aumentano notevolmente.
Smettere di fumare per sempre è possibile: in effetti, dal 2002 ci sono stati più ex fumatori che fumatori.
Fonti:
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