Di Chiara Di Lucente

Chiamata anche la “ladra di ossa”, l’osteoporosi è una condizione molto comune superati i 60 anni, specie nelle donne. Vediamo cos’è e come prevenirla

In medicina esistono malattie i cui sintomi ed effetti compaiono immediatamente, non appena esse si manifestano, mentre altre sono più subdole e rimangono inosservate per molto tempo, per poi essere diagnosticate quando si hanno conseguenze dirette sulla salute di chi ne è colpito: tra queste, vi è l’osteoporosi. L’osteoporosi è una malattia che colpisce l’apparato scheletrico ed è caratterizzata da un progressivo danneggiamento del tessuto osseo, che lo rende più fragile e soggetto a fratture. Questa condizione, legata soprattutto all’invecchiamento, si sviluppa lentamente nel corso degli anni, per poi generalmente essere diagnosticata quando una caduta o un trauma improvviso provocano la rottura di un osso: le persone con osteoporosi, infatti, presentano un aumentato rischio di fratture (soprattutto a carico di vertebre, femore, polso, omero, caviglia) per traumi anche minimi. Vediamo meglio di cosa si tratta, quali sono i trattamenti disponibili e le strategie di prevenzione.

Le ossa, un tessuto dinamico

Per capire meglio l’osteoporosi, è utile comprendere come sono fatte le ossa. Sebbene ci possa sembrare rigido e immutabile, in realtà quello osseo è un tessuto estremamente dinamico, che nel corso della vita va incontro a numerosi rimodellamenti che dipendono da molti fattori: se non avesse queste caratteristiche, sarebbero impossibili meccanismi come la crescita e lo sviluppo, ma anche la rigenerazione che avviene dopo una frattura. In particolare, si tratta di un tessuto connettivo composto da due diverse componenti: una parte “molle”, fatta di fibre di collagene, che conferisce flessibilità e leggerezza allo scheletro, e una parte dura, costituita da cristalli del minerale idrossiapatite di calcio, che allo stesso tempo rende le ossa rigide e resistenti a carichi anche elevati. Nell’osso componente molle (detta matrice organica) e componente dura (detta matrice inorganica) si trovano in una precisa conformazione tridimensionale, la quale, insieme alla composizione stessa dell’osso, determina le sue proprietà fondamentali (rigidità, flessibilità, leggerezza e resistenza). In effetti, le ossa, che sopportano il carico di tutto il nostro corpo ed eventuali carichi aggiuntivi, devono essere in grado di resistere alle deformazioni meccaniche imposte da questi ultimi, ma in maniera funzionale: il tessuto osseo, infatti, deve essere rigido e resistente (altrimenti si potrebbe deformare troppo), ma anche flessibile (altrimenti si potrebbe spezzare con troppa facilità) e leggero, per consentire il movimento dell’intero scheletro. In particolare, la capacità dell’osso di resistere alle fratture è determinata da una serie di fattori che insieme costituiscono la densità ossea: quando, a causa di modificazioni nella massa e nelle proprietà strutturali dell’osso, quest’ultima viene compromessa, si ha la cosiddetta fragilità ossea, che predispone al rischio di fratture.

L’osteoporosi: numeri, cause e conseguenze

Come riporta il ministero della Salute, l’incidenza di fratture da fragilità aumenta all’aumentare dell’età: nel corso della vita, infatti, il 40% della popolazione globale va incontro a una frattura di femore, vertebra o polso, soprattutto dopo i 65 anni. La causa principale di questa aumentata incidenza è proprio l’osteoporosi: in Italia si stima che le persone con questa condizione siano oltre 5 milioni, di cui l’80% donne in post-menopausa. In effetti, la categoria più colpita dall’osteoporosi è proprio quella delle donne, in particolare se la menopausa inizia presto (prima dei 45 anni) o se a queste ultime sono state rimosse le ovaie: sempre secondo i dati del ministero della Salute, infatti, in Italia si stima che il 23% delle donne oltre i 40 anni sia affetto dall’osteoporosi, contro il 14% degli uomini con più di 60 anni.

In realtà, la perdita di tessuto osseo fa parte del normale processo d’invecchiamento, ma in alcune persone (come le donne in post-menopausa) ciò può accadere molto più velocemente del normale: questo può portare allo sviluppo dell’osteoporosi e a un aumento del rischio di frattura. Ciò dipende da diversi fattori che possono aumentare il rischio di sviluppare l’osteoporosi, tra cui la presenza di condizioni mediche come malattie infiammatorie, problemi ormonali o problemi di malassorbimento dei nutrienti, una storia familiare di osteoporosi, l’uso a lungo termine di alcuni medicinali che possono influenzare la densità ossea o i livelli ormonali (come i farmaci anti-estrogeni che molte donne assumono dopo la diagnosi di tumore al seno), avere un basso indice di massa corporea, non fare esercizio fisico regolare, assumere grandi quantità di alcol e fumare.

L’osteoporosi è un problema grave per la sanità pubblica, con elevati costi sanitari e sociali, in quanto le fratture da fragilità possono avere complicanze anche molto gravi: la mortalità da frattura del femore è infatti del 5% immediatamente dopo e del 15-25% a un anno di distanza dall’evento, compromettendo anche la normale capacità di deambulazione; il 20% delle persone con frattura del femore, infatti, perde la capacità di camminare autonomamente e solo nel 30-40% dei casi si torna alle condizioni precedenti la frattura.

La prevenzione

Lo scheletro si sviluppa rapidamente durante l’infanzia, la pubertà e l’adolescenza, raggiungendo le dimensioni e densità ossea massime intorno ai 25 anni di età: le caratteristiche determinate a quest’età, quindi, influenzeranno la forza delle ossa e la capacità di resistere alle fratture nel corso del tempo. Pertanto, come per molte patologie, anche nel caso dell’osteoporosi la strategia principale di cura è proprio la prevenzione, con accorgimenti che possono essere adottati fin dalla giovane età (ma che hanno ottimi esiti anche se seguiti dalle persone anziane). In particolare, il ministero della Salute raccomanda di:

1. Mantenere uno stile di vita attivo
2. Seguire una dieta varia ed equilibrata
3. Assumere adeguate quantità di calcio e vitamina D (si raccomanda comunque di parlarne con il proprio medico)
4. Diminuire il consumo di sale
5. Non fumare ed evitare o limitare il consumo di alcol.

Fonti: