Di Chiara Di Lucente

Nonostante i progressi nella medicina, la morte improvvisa rappresenta ancora un problema serio per la salute pubblica. Scopriamo di cosa si tratta

Negli ultimi decenni, i progressi nella medicina hanno portato a una riduzione significativa della mortalità per malattie cardiovascolari. Tuttavia, c’è un nemico silenzioso che continua a rappresentare una sfida per i medici e per la salute pubblica: la morte cardiaca improvvisa. Questo tragico evento, in cui il cuore smette di battere improvvisamente e inaspettatamente, rimane un problema cruciale per la salute della popolazione generale. La morte cardiaca improvvisa, infatti, è una delle principali cause di morte legata alle malattie cardiovascolari, specialmente tra le persone giovani e sportive. Si stima che ogni anno nel mondo circa 4,5 milioni di persone siano colpite da morte cardiaca improvvisa, di cui 60.000 casi si verificherebbero in Italia; inoltre, ogni anno nel nostro paese circa 1000 individui di età uguale o inferiore ai 40 anni, apparentemente sani, subiscono un arresto cardiaco improvviso, con esiti fatali. L’arresto cardiaco improvviso rappresenta la terza causa di morte in Europa: tuttavia, grazie alla conoscenza, alla prevenzione e all’intervento tempestivo, è possibile fare progressi significativi nella riduzione di casi di morte cardiaca improvvisa. Vediamo nel dettaglio di cosa si tratta.

Le cause e i fattori di rischio

La morte cardiaca improvvisa si verifica quando il cuore smette improvvisamente di battere, interrompendo la circolazione del sangue e impedendo l’apporto di ossigeno agli organi vitali; generalmente la morte avviene dopo un’ora dall’insorgenza dei sintomi. In particolare, l’arresto cardiaco improvviso si verifica quando il cuore inizia improvvisamente a battere con un ritmo anormale o irregolare (detto aritmia). Ci sono molti tipi diversi di aritmie, ma quelli più frequentemente registrati nell’arresto cardiaco improvviso sono la tachicardia ventricolare e la fibrillazione ventricolare. Quest’ultima è un grave disturbo del ritmo cardiaco in cui si ha una trasmissione non sincronizzata degli impulsi elettrici attraverso i ventricoli (le porzioni cardiache che hanno il ruolo di pompare il sangue a tutti i tessuti del corpo). Durante la fibrillazione ventricolare, invece di contrarsi in modo coordinato e regolare, i ventricoli presentano una contrazione caotica e inefficace: senza un adeguato flusso sanguigno, gli organi vitali non ricevono la quantità di ossigeno e i nutrienti necessari, il che può portare a danni irreversibili agli organi o alla morte. Per questo motivo la fibrillazione ventricolare è una condizione estremamente pericolosa e richiede un intervento tempestivo.
La morte cardiaca improvvisa è un fenomeno complesso e dipende da diversi fattori, che sono genetici, strutturali, fisiologici e ambientali. La prevenzione di questo evento rappresenta ancora una delle sfide più grandi per la cardiologia, poiché richiede un approccio comprensivo e personalizzato per identificare e trattare i fattori di rischio specifici di ogni individuo. Questi ultimi includono malattie cardiache preesistenti (come la cardiopatia ischemica o l’insufficienza cardiaca), malformazioni congenite o anomalie strutturali del cuore, una storia familiare di morte cardiaca e stili di vita poco salutari in grado di aumentare il rischio di questo evento, come il fumo, l’obesità, l’abuso di alcol, lo stress e l’eccessivo esercizio fisico.

Spesso la morte cardiaca improvvisa è il primo e unico segno di una coronaropatia o di malattie strutturali a carico del cuore; gli uomini possiedono un rischio più elevato rispetto alle donne, che aumenta con l’età. Nei pazienti anziani, questo evento è generalmente causato da malattie croniche degenerative, mentre nei giovani sono più comuni disturbi come anomalie genetiche del sistema elettrico del cuore, infiammazioni o malattie del muscolo cardiaco stesso. In particolare, la malattia coronarica rappresenta circa il 62-70% di tutte le morti cardiache improvvise, soprattutto nelle persone di età superiore ai 40 anni. Dietro la maggior parte di questi eventi, infatti, vi sarebbe il restringimento e l’indurimento delle arterie coronarie (le arterie che irrorano il cuore, fornendogli sangue, ossigeno e nutrienti) a causa dell’accumulo di placche di colesterolo e infiammazione che si sviluppano progressivamente nel corso di molti anni. Quando una placca arteriosa si rompe, può bloccare il flusso di sangue e ossigeno attraverso le arterie, impedendo che ossigeno e nutrienti arrivino al cuore (questa condizione si chiama ischemia). Il tessuto danneggiato a seguito dell’ischemia può portare a cambiamenti strutturali e funzionali che influenzano la normale funzionalità del cuore e alterano la frequenza cardiaca, portando a gravi disfunzioni che possono sfociare nell’evento di morte improvvisa.
Tra le altre cause di morte cardiaca improvvisa vi sono le malattie cardiache strutturali diverse dalla malattia coronarica, responsabili del 10% delle morti cardiache improvvise. Esse includono le cardiomiopatie (ipertrofica, dilatativa o aritmogenica), i disturbi del ritmo cardiaco, le miocarditi, cardiopatia ipertensiva e l’insufficienza cardiaca congestizia. Queste condizioni possono alterare la struttura e la funzione del cuore, aumentando il rischio di eventi fatali. Infine, le aritmie che non sono causate da problemi strutturali al cuore rappresentano circa il 5-10% dei casi di arresto cardiaco improvviso. Queste aritmie sono spesso il risultato di malattie genetiche che alterano il normale ritmo cardiaco, la sindrome del QT lungo, la sindrome di Brugada, la tachicardia ventricolare polimorfa catecolergica e la sindrome del QT corto. Molte di queste condizioni sono anche influenzate da fattori ambientali o neurologici.

Cosa si può fare e la prevenzione

La prevenzione delle condizioni genetiche che possono portare alla morte cardiaca improvvisa è di fondamentale importanza per ridurre il rischio legato a questa condizione: nonostante esse rappresentino solo una parte dei casi di arresto cardiaco, possono essere identificate in anticipo e trattate adeguatamente. Per questo motivo, le persone con una storia familiare di morte improvvisa dovrebbero essere sottoposte a screening per individuare la presenza di sindrome del QT lungo e altre cause curabili di aritmie letali. Inoltre, la valutazione clinica regolare dei soggetti che praticano attività agonistica è essenziale per identificare coloro che sono a rischio di morte cardiaca improvvisa. L’utilizzo di strumenti diagnostici come l’elettrocardiogramma e l’ecocardiogramma consente di individuare patologie genetiche che possono causare problemi nella conduzione dell’impulso elettrico nel cuore, così come cardiomiopatie ereditarie che colpiscono il muscolo cardiaco. I medici dello sport giocano un ruolo importante nel sospettare la presenza di patologie aritmiche e indirizzare i pazienti a specialisti, che sottoporranno i pazienti a un’analisi genetica per identificare eventuali mutazioni responsabili di specifiche malattie cardiache ed eventualmente prescriveranno la terapia adeguata.

Oltre alla prevenzione, in caso di arresto cardiaco improvviso è fondamentale avere la possibilità di una rianimazione tempestiva ed efficace. In caso di alterazione del ritmo cardiaco e di fibrillazione, infatti, è necessario ripristinare il prima possibile l’attività coordinata del cuore, grazie alla rianimazione cardiopolmonare e all’uso del defibrillatore. Il defibrillatore, che può essere manuale, automatico, semiautomatico o impiantabile, è un dispositivo essenziale per il trattamento dell’arresto cardiaco o della fibrillazione ventricolare; la sua funzione principale è quella di erogare una scarica elettrica al cuore del paziente al fine di interrompere un’aritmia o un arresto cardiaco mortale. I defibrillatori automatici e semiautomatici esterni, noti anche come DAE riescono a rilevare automaticamente se è necessario o meno erogare la scarica elettrica: in questo modo, tali dispositivi possono essere utilizzati anche da personale non medico o addestrato, rendendoli strumenti cruciali per la salvaguardia delle vite in situazioni di emergenza cardiaca. Adottare queste misure, quindi, può contribuire in modo significativo a ridurre il rischio di morte cardiaca improvvisa e salvare vite umane.

Fonti:
  • https://www.salute.gov.it/portale/prontoSoccorso/dettaglioContenutiProntoSoccorso.jsp?lingua=italiano&id=3939&area=118%20Pronto%20Soccorso&menu=vuoto
  • https://www.ircouncil.it/wp-content/uploads/2021/07/LG-ERC-2021_Capitolo-2_Epidemiologia-dellarresto-cardiaco-in-Europa.pdf.pdf
  • https://www.fondazioneveronesi.it/magazine/articoli/cardiologia/morte-cardiaca-improvvisa-la-prevenzione-e-possibile
  • Al-Khatib, Sana M.; Stevenson, William G.; Ackerman, Michael J.; Bryant, William J.; Callans, David J.; Curtis, Anne B.; Deal, Barbara J.; Dickfeld, Timm; Field, Michael E.; Fonarow, Gregg C.; Gillis, Anne M.; Hlatky, Mark A.; Granger, Christopher B.; Hammill, Stephen C.; Joglar, José A.; Kay, G. Neal; Matlock, Daniel D.; Myerburg, Robert J.; Page, Richard L. (2017). 2017 AHA/ACC/HRS Guideline for Management of Patients With Ventricular Arrhythmias and the Prevention of Sudden C