Di Chiara Di Lucente

In medicina, il concetto di prevenzione è millenario: da sempre l’essere umano cerca modi per conservare il più possibile la sua salute. Vediamo meglio di cosa si tratta.

Siamo a Filadelfia, nel 1736: quello che sarà uno dei padri fondatori degli Stati Uniti d’America, Benjamin Franklin, sta cercando di convincere i suoi concittadini a formare un corpo di vigili del fuoco volontario.

In particolare, sulle pagine di un giornale locale, scrive che sarebbe molto meglio impiegare tempo e risorse nel prevenire, piuttosto che ricostruire un’intera città rasa al suolo da un incendio catastrofico. Lo fa con un’espressione che rimarrà nella storia: “an ounce of prevention is worth a pound of cure” che può essere tradotta come “un grammo di prevenzione vale un chilo di cura”.

Si parlava di incendi, ma il concetto rimane anche in medicina: prevenire è di gran lunga meglio che curare. Oggi parliamo di prevenzione, e vedremo meglio di cosa si tratta.

Che cos’è la prevenzione

In medicina, per prevenzione si intende l’insieme delle azioni intraprese per ridurre la possibilità di contrarre una malattia o una condizione clinica.

In effetti, la medicina è da sempre legata a doppio filo con la prevenzione: negli scritti del “Canone di Medicina Interna dell’Imperatore” l’imperatore cinese Huang Ti Nei Ching Su Wen (2698 a.C. – 2597 a.C.) raccomanda di limitare l’uso del sale per evitare che “il polso si indurisca”. Ippocrate (460 a.C. – 377 a.C.), considerato il padre della medicina moderna descrisse con precisione il ruolo lassativo dell’orzo integrale rispetto a quello raffinato e La Scuola Medica di Salerno individuò in alcune abitudini alimentari il fondamento per mantenersi in buona salute, nel “Liber dietorum” (IX – XIII secolo d.C.).

Era chiaro già da millenni fa, quindi, che perseguire determinate azioni potesse aiutare a conservare una buona salute. La prevenzione assume un ruolo fondamentale specie quando si parla di malattie croniche e multifattoriali.

Le malattie multifattoriali sono quelle condizioni patologiche la cui causa è data dall’azione combinata di componenti genetiche (quello che c’è scritto nel nostro Dna) e ambientali: queste componenti vengono chiamate fattori di rischio. I fattori di rischio si dividono in fattori non modificabili, tra rientra la genetica, la costituzione fisica, il sesso biologico, e così via; i fattori modificabili, invece, sono riferibili a quelli che vengono chiamati gli stili di vita, e cioè l’alimentazione, le abitudini, il livello di attività fisica, consumo di sostanze, le dipendenze.

Le malattie croniche includono condizioni come le malattie cardiovascolari, l’ictus, i tumori, il diabete, le malattie respiratorie e l’artrite: tutte queste patologie sono malattie multifattoriali, che dipendono da più fattori di rischio.

È molto importante cercare di limitare l’insorgenza delle patologie croniche: nei paesi ad alto reddito, si tratta delle principali cause di morte e disabilità. Inoltre, le malattie croniche influiscono direttamente sui sul sistema sanitario nazionale, sulla produttività dei dipendenti nel mondo del lavoro e sull’economia.

È stato dimostrato che quattro fattori di rischio modificabili contribuiscono principalmente a malattie croniche associate a un elevato livello di mortalità: mancanza di attività fisica, cattiva alimentazione, fumo di sigaretta e consumo eccessivo di alcol.

In linea di principio, quindi, se un fattore di rischio può essere modificato, si possono evitare o prevenire molte malattie. È su questo che si basano le politiche di prevenzione e promozione della salute, in cui si cercano modi per ridurre l’impatto dei fattori di rischio modificabili. Sebbene il sistema non sia infallibile, perché non è sempre vero che in ogni situazione i fattori di rischio detti modificabili si possano effettivamente cambiare, il punto di partenza alla base della prevenzione è il comportamento e lo stile di vita individuale, perché numerose prove cliniche hanno evidenziato che in genere ciò che una persona fa (o non fa) svolge un ruolo centrale nell’insorgenza delle malattie croniche.

Quattro tipi di prevenzione

Finora ne abbiamo parlato come se fosse una sola ma, in realtà, esistono quattro modi diversi di fare prevenzione, e sono tutti ugualmente importanti: portati avanti in maniera sinergica, garantiscono il mantenimento della salute del singolo individuo e l’efficienza delle politiche di sanità pubblica.

La prevenzione primaria si riferisce alle azioni volte a evitare l’insorgere di una malattia, così come le abbiamo intese parlando delle patologie croniche: spesso, infatti, quando si parla di prevenzione, ci si riferisce a quella primaria. Si tratta di misure rivolte agli individui che sono suscettibili a una malattia, ma sono sani. Le attività di prevenzione primaria sono quelle che riducono i fattori di rischio modificabili attraverso gli stili di vita: una corretta alimentazione, un adeguato livello di attività fisica, evitare il fumo e l’assunzione di alcol sono interventi di prevenzione primaria, ma anche migliorare la propria conoscenza dei rischi sulla salute, praticare una corretta igiene orale, vaccinarsi contro le malattie trasmissibili.

La prevenzione secondaria si occupa, invece, della diagnosi precoce in individui sani, ma che possono essere soggetti a una malattia. Interventi di prevenzione secondaria sono i programmi di screening per la diagnosi precoce di malattie o di malformazioni congenite a livello pre-natale. In particolare, per screening si intende un esame medico condotto a tappeto su una fascia consistente della popolazione (generalmente una fascia a rischio per una malattia, come per esempio le donne di età compresa tra i 50 e i 69 anni), fatto in modo da individuare la patologia in maniera precoce, aumentando le probabilità di curarla. Ci sono numerosi programmi di screening che vengono raccomandati dal nostro Servizio Sanitario Nazionale, come la mammografia per individuare precocemente il tumore alla mammella, il Pap test per individuare il cancro alla cervice uterina, il test del sangue occulto nelle feci per individuare precocemente il tumore al colon-retto.

La prevenzione terziaria, invece, non si rivolge si rivolge alle persone sane, ma a quelle già affette da una malattia. Si tratta di tutte quelle azioni volte a scongiurare e controllare gli esiti di una malattia, quelli che portano di più a condizioni di disabilità e di mortalità. Mentre la prevenzione secondaria cerca di prevenire l’insorgenza della malattia, infatti, la prevenzione terziaria mira a ridurre gli effetti della malattia una volta che già è presente. Spesso gli interventi di prevenzione terziaria si sovrappongono alla terapia, e generalmente sono tutte quelle azioni di assistenza sanitaria e riabilitazione della persona malata.

La prevenzione quaternaria è un concetto meno immediato degli altri: si tratta di tutte quelle azioni intraprese per proteggere le persone da interventi medici che possono causare più danni che benefici. Uno dei limiti di una medicina non di precisione, infatti, è che a volte alcune terapie o trattamenti possono non portare a effettivi benefici, ma solo a effetti collaterali o fastidiosi (succede piuttosto spesso con le persone anziane, che magari devono assumere numerosi farmaci per molte patologie): compito del medico sarà valutare quali sono effettivamente gli interventi medici necessari.

Prevenire è meglio di curare, ma non è curare

È bene sottolineare che la prevenzione può fare tanto, ma non può fare tutto: spesso ci si stupisce se, pur conducendo uno stile di vita sano, oppure effettuando gli screening periodici, siamo colpiti da una malattia.

Per quanto riguarda la prevenzione secondaria, fare uno screening non equivale a scongiurare l’insorgenza di una patologia, ma solo ad individuarla il prima possibile. Solo la prevenzione primaria può ridurre significativamente il rischio di sviluppare la malattia: tuttavia, questo rischio non sarà mai pari a zero, e occorre fare i conti con questa consapevolezza.

Proprio perché il nostro corpo è un sistema molto complesso, entrano in gioco moltissime variabili, sia che possiamo cercare di controllare, ma anche tante cose che non possiamo modificare, come la genetica e il caso. Vuol dire che non conta niente fare prevenzione? Assolutamente no!

Anche Benjamin Franklin sapeva che istituire un gruppo di vigili del fuoco non avrebbe azzerato il rischio di incendi, ma il gioco valeva comunque la candela. Lo stesso deve valere per noi.

Fonti: