L’esofago è un canale dell’apparato digerente attraverso il quale gli alimenti e i liquidi ingeriti dalla bocca arrivano allo stomaco. Il tumore dell’esofago è dovuto alla crescita incontrollata e anomala delle cellule che rivestono internamente quest’organo, oppure delle cellule che formano le ghiandole secernenti muco. Il tumore dell’esofago colpisce prevalentemente i maschi di età compresa tra 50 e 70 anni ed è più frequente nei Paesi orientali (Cina e Giappone).

Quali sono i fattori di rischio?

I fattori di rischio coinvolti nella genesi del tumore dell’esofago sono molteplici:

  • Età: l’incidenza aumenta con l’avanzare dell’età 
  • Sesso: è tre volte più frequente nei maschi
  • Predisposizione genetica
  • Fumo: i fumatori hanno probabilità di ammalarsi 5-10 volte maggiori rispetto ai non fumatori, a seconda del numero di sigarette fumate e degli anni di abitudine al fumo
  • Abuso di alcool
  • Infiammazione cronica della mucosa esofagea: la forma più frequente è l’esofagite peptica, cioè l’infiammazione cronica della parte terminale dell’esofago causata dal reflusso di succhi gastrici acidi. L’irritazione cronica trasforma la mucosa dell’esofago dando origine all’esofago di Barret, una lesione precancerosa.
  • Obesità e sovrappeso
  • Ingestione di cibi e bevande eccessivamente calde
  • Dieta povera di frutta e verdura

Tipologie di tumore dell’esofago

A seconda del tessuto e dalla sede da cui prende origine, si distinguono due tipi di tumore:

  • Il carcinoma a cellule squamose: deriva dalle cellule di rivestimento dell’esofago, più spesso localizzato nell’esofago cervicale-toracico.
  • L’adenocarcinoma: origina dalle ghiandole della mucosa dell’esofago e più frequentemente nell’ultimo tratto dell’esofago. Spesso deriva dalla lesione precancerosa dell’esofago di Barret.

Quali sono i sintomi?

Il tumore dell’esofago può rimanere asintomatico nelle fasi iniziali. La sintomatologia è progressiva e può comprendere: disfagia (difficoltà nel deglutire) che di solito compare in modo graduale, prima per i cibi solidi e poi per quelli liquidi. Alla disfagia si associa l’odinofagia (dolore alla deglutizione), rigurgito, perdita di peso, alterazione del tono della voce (disfonia), tosse persistente (da rigurgito di liquidi o cibo nelle vie aeree), talvolta dolore retro-sternale o vomito ematico.

Come si fa diagnosi?

Nei pazienti che presentano sintomi sospetti, il primo esame da effettuare è l’esofagoscopia; è un esame endoscopico, nel corso del quale il medico inserisce un tubo flessibile, sottile e illuminato, chiamato endoscopio, lungo l’esofago fino a raggiungere lo stomaco. L’endoscopio permette di visualizzare eventuali neoformazioni nell’esofago e di bioptizzarle mediante prelievo di tessuto da analizzare. In caso di lesioni tumorali limitate alla mucosa e alla sottomucosa questo esame assume anche un valore terapeutico perché permette di effettuare mucosectomie endoscopiche. L’eco-endoscopia è invece un altro tipo di esame che consente di determinare in maniera più accurata quanto è profonda l’infiltrazione tumorale negli strati della parete esofagea e se c’è coinvolgimento neoplastico dei linfonodi locoregionali. Per confermare la diagnosi, si effettua una radiografia dell’esofago che prevede l’utilizzo di un liquido denso (bario) somministrato per bocca, che si fissa alla parete interna dell’esofago rendendo visibile ogni eventuale anomalia. Una volta fatta diagnosi di tumore dell’esofago è necessario valutare l’estensione della malattia (stadiazione); a tale scopo dovranno essere effettuate ulteriori indagini diagnostiche: TAC total body e PET (Tomografia ed emissione di positroni) che, mediante l’uso di glucosio radioattivo, identifica zone dell’organismo in fase attiva di replicazione cellulare e permette di valutare la presenza di metastasi eventualmente non individuiate con la TAC.

Come si tratta?

Essendo un tumore aggressivo, è importante effettuare una diagnosi precoce al fine di migliorare la prognosi e aumentare la sopravvivenza. Per curare il tumore dell’esofago si ricorre, in primo luogo, alla chirurgia. È però difficile operare le lesioni del terzo superiore dell’esofago, oppure i casi in cui il tumore ha già coinvolto gli organi vicini come trachea e bronchi. Controindicano talvolta l’operazione anche le metastasi a distanza e le condizioni generali di salute precarie del paziente. Nelle forme iniziali di tumore che non supera la mucosa e la sottomucosa, è possibile ricorrere alla mucosectomia endoscopica tramite eco-endoscopia. Il trattamento chirurgico consiste nell’esofagectomia ovvero la rimozione dell’esofago e dei linfonodi periesofagei, ricostituendo poi la continuità dell’apparato digerente mediante l’interposizione di un altro tratto di apparato digerente (stomaco, colon o segmento intestinale). L’intervento può essere effettuato mediante uno o più porte di ingresso (collo, torace e addome). Le modalità di ingresso chirurgico e il viscere coinvolto nel ripristino della continuità dell’apparato digerente dipendono dal tipo di tecnica utilizzata. Può essere eseguito anche in laparoscopia. Spesso la chirurgia fa parte di una terapia multimodale in associazione alla chemioterapia e alla radioterapia. Queste terapie possono quindi essere eseguite prima (neo-adiuvanti) o dopo (adiuvanti) l’intervento chirurgico, con l’intento di migliorare i risultati ottenibili con la sola chirurgia. Nei pazienti inoperabili, chemio e radioterapia rappresentano invece l’unica modalità di trattamento insieme a interventi palliativi che consentono al paziente di alimentarsi (dilatazione endoscopica dell’esofago, sonda enterale per la nutrizione PEG).

Qual è la prognosi?

Essendo molto aggressivo, la prognosi del tumore dell’esofago a 5 anni è severa soprattutto per le neoplasie localmente avanzate. La prevenzione di questo tumore richiede l’eliminazione dei fattori di rischio e la diagnosi precoce di lesioni precancerose mediante controlli periodici endoscopici.

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