La ghiandola tiroide è un organo impari, situato nella regione anteriore del collo, alla base della gola. Ha la forma simile a quella di una farfalla e svolge un ruolo fondamentale per il benessere dell’organismo mediante la produzione degli ormoni tiroidei. Il tumore della tiroide origina da una proliferazione anomala e incontrollata della cellule della tiroide, rappresenta il 3-4 % di tutti i tumori umani e colpisce soprattutto le donne tra i 40 e i 60 anni. I tumori maligni della tiroide prendono origine prevalentemente dalle cellule follicolari della tiroide e spesso mantengono le caratteristiche biologiche simili a quelle del tessuto di origine. Le forme tumorali differenziate (carcinoma papillare e follicolare) sono le più frequenti; molto più rare sono le forme indifferenziate (carcinoma anaplastico), le forme di origine non epiteliale (linfomi e sarcomi), i tumori metastatici e il carcinoma midollare della tiroide. Quest’ultimo origina dalle cellule parafollicolari della tiroide che producono calcitonina, un ormone fondamentale per la regolazione del metabolismo osseo.

Quali sono i fattori di rischio?

Alla base della trasformazione neoplastica delle cellule della ghiandola tiroide può esserci una mutazione genetica, spesso coinvolgente il proto-oncogene RET e il gene oncosoppressore p53 che alterano i meccanismi di regolazione del ciclo cellulare, bloccando la morte cellulare e inducendo una proliferazione incontrollata che dà origine al tumore. Sono mutazioni che si ritrovano spesso nei carcinomi indifferenziati e nel carcinoma midollare ma talvolta anche nei tumori differenziati. Le radiazioni ionizzanti aumentano il rischio di carcinoma papillare della tiroide, l’apporto iodico ha anch’esso un ruolo determinante: nelle zone iodio-sufficienti il carcinoma papillare rappresenta il 70-80 % di tutti i tumori tiroidei differenziati mentre nelle zone iodio-carenti prevale il carcinoma follicolare.

Quali sono i sintomi?

Il segno più comune di tumore tiroideo è la presenza del nodulo tiroideo (rimanda link), isolato all’interno della ghiandola. Nei tumori più aggressivi, il cancro può manifestarsi già all’esordio con una massa che cresce rapidamente e che può coinvolgere estesamente il collo, in corrispondenza sia della tiroide sia dei linfonodi laterocervicali del collo. Nella maggior parte dei casi la funzionalità della tiroide è conservata, non ci sono quindi sintomi sistemici da iper o ipofunzione tiroidea.

Come si fa diagnosi?

La diagnosi si basa sulla presenza di un nodulo tiroideo visibile come una tumefazione (rigonfiamento) del collo di cui è possibile studiarne le caratteristiche o può essere individuato occasionalmente durante indagini diagnostiche effettuate per altri motivi. Nella gestione del nodulo tiroideo è importante effettuare:

  • Accurata anamnesi e esame obiettivo del paziente e della tumefazione del collo se presente. Tutto ciò permette di identificare fattori di rischio e caratteri di malignità del nodulo.
  • Analisi del sangue: per valutare la funzione della tiroide, per effettuare il dosaggio degli anticorpi anti-tiroidei e per misurare la presenza di calcitonina (prodotta dal tumore midollare della tiroide).
  • Ecografia della tiroide: fornisce informazioni utili sulla natura solida o liquida della lesione nodulare. Definisce le dimensioni del nodulo, i margini, la presenza di calcificazioni e la vascolarizzazione. Tutte queste informazioni sono necessarie alla definizione del successivo passo diagnostico e alla scelta di effettuare un agoaspirato sotto guida ecografica della lesione. L’agobiopsia della tiroide è un esame bioptico invasivo, che consiste nel prelievo di un campione di cellule della tiroide, tramite un apposito ago, e nella loro successiva analisi citologica. Indirizza il medico sulle caratteristiche della lesione e sulla scelta del trattamento.
  • Scintigrafia della tiroide: la scintigrafia tiroidea è un esame diagnostico di medicina nucleare, che permette di studiare nei dettagli la tiroide, dal suo funzionamento alle sue anomalie. La scintigrafia tiroidea definisce la forma, le dimensioni, la localizzazione e l’influenza che il nodulo ha sulla funzione tiroidea.

Come si trattano i tumori della tiroide?

La terapia dei carcinomi differenziati della tiroide è in prima linea chirurgica, seguita dal trattamento radiometabolico con radioiodio. La chirurgia solitamente consiste nella tiroidectomia totale (asportazione di tutta la tiroide) e nella rimozione dei linfonodi del collo coinvolti. È importante monitorare il paziente dopo chirurgia tiroidea per l’insorgenza delle complicanze più comuni: paralisi del nervo laringeo ricorrente, emorragia, ipoparatiroidismo, infezioni della ferita. Dopo l’intervento di tiroidectomia, il paziente dovrà effettuare a vita una terapia sostitutiva con ormoni tiroidei sintetici. La terapia radiometabolica con radioiodio sfrutta il fatto che le cellule neoplastiche mantengono la capacità propria delle cellule tiroidee di captare lo iodio. Consiste nella somministrazione di una dose ablativa di radioiodio dopo l’intervento chirurgico e ha lo scopo di distruggere eventuali residui tiroidei. Complessivamente la prognosi dei carcinomi differenziati della tiroide è buona, con una sopravvivenza a 10 anni dell’80-95 %. Tra i fattori che influenzano la prognosi vi sono l’età del paziente, il tipo di tumore e l’estensione della malattia al momento della diagnosi. La terapia con radioiodio non ha un ruolo nei carcinomi midollari della tiroide perché le cellule parafollicolari, proprio per la loro diversa origine, non sono in grado di captare iodio. La radioterapia esterna, la chemioterapia e la terapia con analoghi della somatostatina hanno mostrato risultati insoddisfacenti. La sopravvivenza a 10 anni è di circa il 50-60 %. Nei carcinomi tiroidei indifferenziati la terapia chirurgica ha un’efficacia limitata perché per le caratteristiche del tumore (crescita rapida e infiltrazione delle strutture del collo), la radicalità dell’intervento è difficile. La radioterapia esterna e la chemioterapia si sono dimostrate inefficaci. La sopravvivenza è in genere di 3-6 mesi.

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