La miocardite è un’infiammazione del tessuto muscolare cardiaco (miocardio) di origine infettiva, autoimmune o tossica. La forma infettiva è la più comune: numerosi agenti virali, batterici e protozoari possono danneggiare il miocardio. Nei Paesi occidentali sono frequenti le infezioni virali (virus coxsackie A e B, adenovirus, parvovirus B19, Epstein-barr), batteriche (infezione reumatica, scarlattina) mentre nelle zone rurali dell’America centrale e meridionale, l’agente infettante è il trypanosoma cruzi responsabile della malattia di Chagas. La miocardite autoimmune è legata ad un’attivazione abnorme del sistema immunitario spesso secondaria a un’iniziale infezione virale. Può essere anche conseguente a malattie autoimmuni sistemiche quali lupus eritematoso sistemico, sclerodermia, sarcoidosi. La miocardite su base tossica può essere conseguente all’assunzione di alcool, metalli pesanti, cocaina e farmaci. Altre possibili cause della miocardite comprendono il rigetto dopo un trapianto di cuore.

Quali sono i sintomi?

I sintomi associati alla miocardite sono molteplici, variabili in base alla causa sottostante: in generale dipendono sia dall’infiammazione del miocardio, sia da fenomeni secondari al processo flogistico, come l’indebolimento del muscolo cardiaco. Nei casi lievi, può essere asintomatica ed il paziente può presentare malessere generale e sintomatologia simil-influenzale. In casi gravi, la sintomatologia è variabile e include: febbre, dolore toracico, dispnea (difficoltà respiratoria), palpitazioni (percezione di battito cardiaco), astenia (debolezza), edema alle gambe e alle caviglie, sincope (svenimento), aritmie di vario tipo. I sintomi della miocardite possono risolversi spontaneamente, rimanere stabili o peggiorare progressivamente nel tempo. Spesso, nelle 2-4 settimane prima della presentazione, i pazienti manifestano segni e sintomi simil-influenzali; successivamente, a seconda della gravità e della patologia sottostante possono presentarsi i sintomi di insufficienza cardiaca precedentemente descritti. I pazienti con miocardite virale, spesso, presentano una pericardite concomitante (infiammazione della struttura che riveste il cuore). La miocardite fulminante è una grave infiammazione del miocardio, che si traduce in disfunzione sistolica ventricolare, shock cardiogeno e scompenso multiorgano fino alla morte del paziente in breve tempo.

Come si fa diagnosi?

La miocardite è una causa non rara di morte improvvisa, pertanto è necessaria una diagnosi precoce. È importante un’anamnesi accurata per definirne la causa e l’andamento nel tempo della sintomatologia. Gli esami di laboratorio permettono di valutare un rialzo degli indici di danno miocardico, degli indici aspecifici di infiammazione e la presenza nel sangue di anticorpi specifici per le principali infezioni. L’elettrocardiogramma (ECG), può evidenziare anomalie aspecifiche, aritmie ventricolari e sopraventricolari, alterazioni del tracciato assenti in precedenza e segni caratteristici di pericardite e versamento pericardico. L’ecocardiogramma può essere normale, mostrare lieve dilatazione ventricolare, alterazioni della contrattilità miocardia e versamento pericardico. La risonanza magnetica del cuore (RM) con mezzo di contrasto è di fondamentale importanza nella valutazione morfologica del cuore, di eventuali danni del miocardio e della loro sede. Individua aree di infiammazione, edema, fibrosi e danno del miocardio. L’esame “gold standard” per la diagnosi di miocardite è la biopsia endomiocardica mediante cateterismo cardiaco con esame immunoistochimico dell’infiltrato infiammatorio e ricerca del genoma virale eventuale. Un piccolo campione di tessuto dell’endocardio e del miocardio viene prelevato e studiato da un anatomopatologo in microscopia ottica.

Come si cura?

Le infezioni possono essere gestite con la terapia diretta all’agente patogeno responsabile. Per i pazienti sintomatici di insufficienza cardiaca, la terapia farmacologica con ACE-inibitori, beta-bloccanti, diuretici e antiaritmici permette di migliorare la sintomatologia. I pazienti che non rispondono alla terapia convenzionale sono candidati per il trattamento con dispositivi di assistenza ventricolare, alte dosi di vasopressori, brevi cicli di steroidi o altri farmaci che riducono la risposta immunitaria. Il trapianto di cuore è riservato ai pazienti molto gravi che non migliorano con nessun tipo di trattamento. La terapia a lungo termine dipende dal grado di danno cardiaco residuo e dalla presenza di anomalie del ritmo cardiaco.

Qual è la prognosi?

In molti casi la miocardite guarisce in 4-6 settimane senza lasciare importanti esiti, normalmente è necessario solamente il riposo. In caso di mancata guarigione spontanea la miocardite può cronicizzare ed evolvere verso un quadro di cardiomiopatia dilatativa o di aritmie ventricolari croniche.

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