L’ipertensione arteriosa è una condizione clinica caratterizzata dall’aumento persistente dei valori di pressione arteriosa sistolica e diastolica al di sopra dei valori fisiologici. Si parla generalmente di ipertensione arteriosa quando sono presenti valori di pressione sistolica superiore a 140 mmHg e di pressione diastolica superiore a 85 mmHg (ultime linee guida) . La prevalenza dell’ipertensione arteriosa nella popolazione globale è stimata intorno al 20-30 %, gli studi epidemiologici prevedono un aumento nei prossimi anni. Tale fenomeno è attribuibile a: aumento dell’età media, aumento della prevalenza dell’obesità nei Paesi industrializzati e aumento dell’aspettativa di vita. L’ipertensione arteriosa è il più frequente fattore di rischio cardiovascolare presente nei Paesi industrializzati.

Quali sono le cause?

È possibile distinguere due tipologie di ipertensione arteriosa: essenziale (senza causa apparente) e secondaria ad altre patologie. Nell’ipertensione arteriosa primaria (o essenziale), che rappresenta circa il 95% dei casi di ipertensione, non esiste una causa precisa, identificabile e curabile; l’innalzamento costante della pressione arteriosa ha un’eziologia multifattoriale, dipende da una molteplicità di fattori quali:

  • Età: la pressione arteriosa aumenta con l’avanzare dell’età, per effetto dei cambiamenti che si verificano a carico dei vasi arteriosi
  • Familiarità
  • Obesità e sovrappeso
  • Diabete: l’inadeguato compenso metabolico fa sì che il glucosio in eccesso presente in circolo irrigidisca la parete delle arterie
  • Fumo
  • Certe abitudini alimentari (dieta ad eccessivo contenuto di sale, eccessivo consumo di caffè)
  • Sedentarietà
  • Stress fisico e emotivo

L’ipertensione arteriosa secondaria rappresenta il 5-10% dei casi di ipertensione arteriosa in cui è possibile identificare una causa scatenante dell’aumento dei valori di pressione del sangue. Può essere la conseguenza di una malattia a carico dei reni, del cuore, del sistema endocrino (sindrome di Cushing, feocromocitoma, iperaldosteronismo) o dei vasi. In questi casi, l’individuazione e la rimozione delle cause (cioè, la cura della malattia di base) può accompagnarsi alla normalizzazione dei valori pressori. Queste forme di ipertensione arteriosa tendono spesso ad interessare soggetti più giovani con forme di ipertensione arteriosa spesso grave e resistente al trattamento farmacologico. In alcuni casi i valori di pressione arteriosa aumentati dipendono da una causa esterna quale: l’assunzione di droghe, terapia cortisonica, l’eccessiva assunzione di liquirizia, l’abuso di alcool.

Quali sono i sintomi?

L’ipertensione è una condizione subdola, in quanto, a dispetto delle gravi complicanze a cui può dare luogo, è quasi sempre asintomatica, cioè priva di sintomi. Se presenti, i sintomi legati all’ipertensione arteriosa non sono specifici, e per questo sono spesso sottovalutati o imputati a condizioni diverse. Tra i sintomi più comuni rientrano: mal di testa, stordimento, vertigini, acufeni, alterazioni della vista (visione nera, o presenza di puntini luminosi davanti agli occhi), sangue dal naso (epistassi). Nei casi di ipertensione secondaria, ai sintomi aspecifici possono associarsene altri, più specifici, dovuti alla malattia di base. È fondamentale quindi controllare periodicamente la pressione in quanto fare diagnosi precoce di ipertensione arteriosa permette di prevenire i danni ad essa associati.

Quali sono le complicanze?

L’ipertensione prolungata o non trattata in modo adeguato comporta un danno a carico di diversi organi:

  • Cuore: genera ipertrofia ventricolare sinistra con conseguente alterazione dell’anatomia e della funzionalità
  • Vasi: interessante tutti i distretti dell’organismo, è uno dei fattori di rischio principali per la genesi del fenomeno aterosclerotico; il distretto maggiormente studiato è l’arteria carotide;
  • Cervello: dove si verificano alterazioni a carico dei piccoli vasi dell’encefalo
  • Rene: è responsabile di danno progressivo al rene con conseguente insufficienza renale

Come si fa diagnosi?

La diagnosi di ipertensione arteriosa richiede:

  • Accurata anamnesi al fine di escludere eventuali cause di ipertensione arteriosa secondaria e valutare la sintomatologia del paziente
  • Esame obbiettivo durante visita medica che ha la finalità di misurare la pressione arteriosa e di rilevare le caratteristiche antropometriche del paziente e eventuali segni di danno d’organo e di ipertensione secondaria
  • Misurazione della pressione arteriosa: è una fase fondamentale nella diagnosi eseguita mediante delle procedure operative standard al fine di ottenere la massima accuratezza dei risultati; devono essere effettuate rilevazioni distanziate almeno di 1-2 minuti con paziente tranquillo e seduto mediante l’utilizzo di sfigmomanometro.

Tuttavia, una diagnosi accurata di ipertensione arteriosa, non può limitarsi alla semplice constatazione degli elevati livelli pressori a riposo, ma deve concentrarsi anche sulla ricerca delle cause scatenanti e sulla presenza di eventuali complicanze. Per questo è necessario sottoporre il paziente ad ulteriori indagini:

  • Esami del sangue: al fine di valutare i livelli di glucosio, di alcuni ormoni, di colesterolo di funzionalità epatica e renale, dell’equilibrio idro-elettrolitico
  • Esame delle urine in base al sospetto diagnostico
  • Elettrocardiogramma (ECG), ecocardiogramma e test da sforzo per valutare eventuali complicanze a carico del cuore e dei vasi sanguigni
  • Ulteriori esami radiologici al fine di valutare le complicanze eventuali
  • Holter pressorio nei casi dubbi e per valutare le variazioni di pressione arteriosa nelle 24 ore

Gli esami strumentali hanno la finalità di escludere cause secondarie di ipertensione arteriosa e in caso di ipertensione arteriosa essenziale valutare la presenza eventuale di danno d’organo.

Come si cura?

L’obiettivo del trattamento della pressione arteriosa deve essere quello di riportare i valori pressori alla normalità (entro i 140/85 mmHg in base alle patologie concomitanti e alle caratteristiche del paziente). È fondamentale quindi associare modificazioni dello stile di vita a una terapia farmacologica personalizzata. Tra le misure generali è importante:

  • Dieta sana ed equilibrata, generalmente iposodica
  • Attività fisica regolare
  • Ridurre lo stress fisico ed emotivo
  • Perdita di peso e controllo del peso corporeo
  • Smettere di fumare e ridurre l’assunzione di alcolici

A queste misure generali va associata una terapia farmacologica adeguata; i farmaci disponibili sono molti e agiscono sul controllo della pressione arteriosa con meccanismi diversi. Tra i farmaci più importanti: ACE-inibitori, sartani, beta-bloccanti, calcio-antagonisti, diuretici, vasodilatatori; possono essere assunti in monoterapia o in associazione in base alla risposta del paziente al trattamento. La scelta del tipo di antipertensivo viene fatta dal medico sulla base delle condizioni del paziente e di patologie associate. È importante valutare nel tempo la tollerabilità e l’efficacia della terapia mediante controlli cardiologici periodici. Nei casi di ipertensione arteriosa secondaria la terapia darà rappresentata dalla rimozione della causa sottostante.

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