La disfunzione erettile si definisce come l’incapacità persistente di raggiungere e/o mantenere un’erezione sufficiente a permettere un rapporto superficiale soddisfacente. In Italia circa 3 milioni di uomini soffrono di questa patologia, la prevalenza aumenta con l’età.
Quali sono le cause e i fattori di rischio?
I fattori di rischio possono essere:
- Vascolari: sono i fattori di rischio principali e gli stessi coinvolti nella genesi delle malattie cardiovascolari (ipertensione, diabete, fumo, sedentarietà, dislipidemia).
- Neurogeni: distinti in fattori centrali e periferici (il diabete, la sclerosi multipla, il morbo di Parkinson, traumi al midollo spinale e l’ictus con le sue complicanze).
- Anatomici induratio penis plastica.
- Ormonali: ipogonadismo, iperprolattinemia, disfunzione tiroidea, disfunzione surrenalica.
- Farmacologici: farmaci antipertensivi (beta-bloccanti), antidepressivi, antipsicotici e sostanze voluttuarie (cocaina, steroidi anabolizzanti, eroina).
- Psicogeni: generalizzati o situazionali (depressione, ansia, problemi o traumi emotivi).
- Traumatici
- Iatrogeni: prostatectomia radicale non nerve-sparing.
Come si fa diagnosi di disfunzione erettile?
È molto importate individuare possibili fattori di rischio (abitudini di vita, uso di droghe, presenza di malattie croniche, assunzione di farmaci, interventi chirurgici subiti) o di rilevanti componenti psicologiche o relazionali tali da richiedere una consulenza specialistica. Successivamente mediante visita medica e esame obiettivo verranno ricercate eventuali alterazioni genitali, congenite o acquisite, problemi ormonali, neurologici o patologie prostatiche. Per quanto riguarda la diagnostica di laboratorio è molto importante lo studio dell’assetto ormonale con dosaggio di: testosterone totale, prolattina, glicemia, trigliceridi, colesterolo, PSA (Antigene Prostatico Specifico) plasmatico (nei pazienti di età superiore ai 45 anni). Il “gold standard” per porre diagnosi di certezza di disfunzione erettile è l’Eco-color-Doppler dinamico del pene indicato per la valutazione dell’integrità vascolare del pene. Si tratta di uno studio dinamico eseguito in condizioni di base e dopo stimolazione con farmaci iniettati all’interno del pene, per studiare l’afflusso ed il deflusso del sangue in condizione di erezione indotta farmacologicamente mediante sostanze vasoattive a dosaggio standardizzato (Alprostadil).
Come si cura?
La più comune forma di trattamento per un paziente affetto da disturbi dell’erezione è quella di individuare e possibilmente modificare o rimuovere tutte le condizioni a rischio che comportino effetti collaterali deprimenti la funzione erettile. Nella maggioranza dei casi l’approccio è multidisciplinare e non si riesce ad individuare una causa precisa così lo specialista è costretto a proporre una terapia sintomatica che permetta al paziente di ottenere erezioni valide. La terapia della disfunzione erettile si può strutturare in tre linee, l’una successiva all’altra in base al fallimento dei trattamenti precedenti.
In prima linea si può effettuare una terapia farmacologica con:
- Inibitori della fosfodiesterasi di tipo 5 (sildenafil, tadalafil, vardenafil): si assumono per via orale e rilassano la muscolatura liscia dei corpi cavernosi (le strutture erettili del pene) migliorando la qualità dell’erezione. È necessario lo stimolo sessuale perché si verifichi l’effetto di questi farmaci.
- Trattamento di seconda linea: nei pazienti affetti da disturbi “organici severi”, in particolare i soggetti con gravi disturbi vascolari oppure i pazienti sottoposti ad interventi chirurgici demolitivi (in genere necessari per asportare un tumore) che hanno comportato l’interruzione dei circuiti nervosi necessari a innescare l’erezione (asportazione della vescica o del retto, asportazione allargata della prostata) si somministrano sostanze vasoattive (Alprostadil) sotto forma di iniezioni intracavernose. Si utilizzano aghi corti e sottili, il trattamento è più invasivo ma molto efficace. Non richiede la stimolazione sessuale e può generare una erezione prolungata.
- Trattamento di terza linea: impianto chirurgico di protesi peniena. Esistono differenti tipi di protesi peniene, distinte in due categorie principali: idrauliche e non idrauliche. Le idrauliche sono dei cilindri di materiale speciale, cavi, che vengono posti all’interno dei corpi cavernosi del pene e che sono a loro volta collegati attraverso dei tubicini a un serbatoio che contiene dell’acqua sterile e che si trova nel bacino, vicino alla vescica o viene allocato nello scroto. Le non idrauliche consistono in una coppia di cilindri di vario materiale, che, a seconda della loro consistenza e diversa rigidità possono distinguersi in malleabili e soffici.
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