L’aterosclerosi è una malattia degenerativa multifattoriale, che colpisce le arterie di medio e grosso calibro, infiammandole e irrigidendole a causa del deposito di grassi e globuli bianchi nella loro parete. Questi depositi (detti ateromi o placche aterosclerotiche) coinvolgono lo strato più interno delle arterie, quello in diretto contatto con il sangue. L’aterosclerosi coronarica si caratterizza per la formazione di placche lipidiche sulla parete delle arterie, che aumentando di dimensioni attraverso l’ulcerazione e la formazione brusca di un coagulo sovrastante il punto di lesione determinano una riduzione del lume vasale e quindi del passaggio di sangue destinato al tessuto cardiaco. Una sede frequente è rappresentata dai vasi coronarici del cuore dove è responsabile di angina pectoris o nei casi più gravi di infarto del miocardio. Nei Paesi occidentali l’aterosclerosi rappresenta un problema sanitario di primaria importanza, legato allo stile di vita tipico delle società industrializzate. Una volta instauratasi, l’aterosclerosi è un processo irreversibile e progressivo che deve essere precocemente gestito e trattato.
Quali sono i fattori di rischio?
L’aterosclerosi è associata all’invecchiamento, è un fenomeno che ha inizio già a partire dalla prima decade di vita. La sua progressione e l’insorgenza di complicanze ad essa associata dipende dalla presenza o meno di fattori di rischio quali:
- Età
- Sesso: la probabilità è maggiore negli uomini fino all’età di 50 anni, poi la menopausa fa sì che le donne non siano più protette dagli estrogeni e la probabilità si eguaglia nei due sessi
- Familiarità
- Sedentarietà
- Obesità
- Dieta: eccesso di calorie, di grassi saturi, di zuccheri semplici e di colesterolo; dieta carente in fibre, vitamine, pesce e acidi grassi polinsaturi
- Fumo, alcool e droghe
- Stress eccessivo
- Sindrome metabolica: insieme di fattori di rischio cardiovascolare presenti contemporaneamente nello stesso individuo
- Dislipidemia: colesterolo LDL (cattivo) alto e colesterolo HDL (buono) basso
- Menopausa
- Ipertensione arteriosa
- Diabete mellito
- Elevati livelli di proteina C reattiva (espressione di infiammazione) sono correlati ad un aumentato rischio di eventi cardiovascolari
Quali sono i sintomi?
La sintomatologia dipende dalla sede in cui si formano le placche ateromasiche. Le manifestazioni più frequenti sono:
- Angina pectoris e infarto del miocardio per coinvolgimento delle arterie coronarie che portano sangue al cuore
- Accidenti cerebrovascolari (ictus o attacco ischemico transitorio) per coinvolgimento delle carotidi o dei vasi sanguigni cerebrali
- Arteriopatia obliterante degli arti inferiori per coinvolgimento dei vasi sanguigni degli arti inferiori (zoppia e claudicatio intermittens)
Può coinvolgere e dare manifestazione di sé in qualsiasi organo.
Come si fa diagnosi?
La diagnosi spesso viene spesso effettuata durante indagini diagnostiche in presenza di complicanze (infarto, ictus).
Come si cura?
L’arteriosclerosi è una patologia multifattoriale legata all’invecchiamento ma è possibile rallentarne la progressione e far sì che non si manifesti nelle sue complicanze gestendo alcuni fattori di rischio modificabili:
- Evitare i cibi ricchi di grassi, soprattutto se di origine animale
- Limitare il consumo di alcolici
- Praticare esercizio fisico regolare.
Nel caso in cui agire sullo stile di vita risulti insufficiente il medico può prescrivere l’assunzione di farmaci per: ridurre i livelli di colesterolo (statine), rallentare la progressione dell’aterosclerosi, ridurre la pressione arteriosa (ACE-inibitori, betabloccanti, calcio-antagonisti e diuretici), per controllare malattie specifiche (diabete)e per alleviare disturbi invalidanti. Per ridurre il rischio di formazione di trombi si utilizzano i farmaci anti aggreganti (aspirina). In caso di aterosclerosi grave con ipoperfusione o infarto di organi importanti possono essere necessari interventi di angioplastica con stent, endoarteriectomia e bypass.
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