Di Chiara Di Lucente

Quando si parla della salute, non si può non parlare anche di ambiente. Inquinamento, conseguenze da cambiamenti climatici, perdita di biodiversità e degrado del suolo: ecco perché tutto ciò non è solo un rischio per la Terra, ma anche per noi

L’ambiente rientra a pieno titolo tra i fattori in grado di modificare lo stato fisico e mentale delle persone: infatti tutto ciò che circonda un individuo ha effetti, diretti oppure indiretti, sul suo benessere. In particolare, quando si parla di fattori ambientali ci si riferisce a quei fattori chimici, fisici e biologici che sono esterni a una persona ma che possono influire sul suo stato di salute, e ai comportamenti di quest’ultima in risposta ad essi. Vediamo un po’ di numeri: l’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) stima che quasi il 20% di tutti i decessi in Europa siano dovuti a cause ambientali. Nel mondo, circa 13 milioni di persone perdono la vita per fattori ambientali che potrebbero essere evitati. L’ambiente può esporre a numerosi fattori di rischio: è il caso, per esempio, dell’inquinamento, fenomeno per cui contaminanti chimici e fisici determinano conseguenze, anche gravi, sulla salute della popolazione generale. Allo stesso modo, i cambiamenti climatici e i fenomeni estremi che essi comportano, la perdita di biodiversità e il degrado del suolo incidono significativamente sul benessere degli esseri umani. L’ambiente influenza la salute in molti altri modi: anche la pandemia di Covid-19 (e tutte le epidemie e le pandemie che colpiscono gli esseri umani) è determinata, in modo indiretto, dalla relazione tra gli esseri umani e ciò che li circonda.

Per tutte queste ragioni, la tutela della salute umana passa anche dalla tutela del pianeta, e spesso richiede uno sforzo da parte dei cittadini (per esempio con l’adozione di abitudini più sane e più sostenibili, come ridurre l’uso delle automobili) e da parte delle istituzioni per ridurre l’esposizione delle persone ai rischi ambientali e al tempo stesso diminuire l’impatto degli esseri umani sull’ambiente.

L’inquinamento atmosferico

Malattie respiratorie, asma, allergie e non solo: l’inquinamento atmosferico – cioè la dispersione nell’aria di numerose sostanze potenzialmente tossiche derivanti dai trasporti, dalle attività domestiche e dalla produzione industriale – rappresenta oggi il principale problema sanitario e ambientale che i cittadini e le istituzioni devono fronteggiare. Le agenzie internazionali ambientali hanno identificato principalmente sei inquinanti atmosferici che hanno effetti sull’ambiente e sulla salute umana: monossido di carbonio, piombo, ossidi di azoto, ozono troposferico, particolato atmosferico (l’insieme eterogeneo di particelle inquinanti che sono disperse in aria e trasportate anche per distanze piuttosto lunghe) e ossidi di zolfo. Nonostante le politiche ambientali abbiano contribuito alla riduzione delle concentrazioni degli inquinanti tossici nell’aria, le emissioni crescenti dovute ai combustibili fossili determinano la presenza, soprattutto nelle aree urbane, di livelli elevati di particolato atmosferico, biossido di azoto e ozono, che sono associati a effetti negativi sulla salute delle persone.

Da numerosi studi tossicologici ed epidemiologici emerge infatti che l’inquinamento atmosferico è in grado di provocare numerose conseguenze sulla salute delle persone: esso è associato a malattie cardiache, ictus, malattie e tumori polmonari. Non solo: ogni anno l’inquinamento determina oltre 400.000 morti premature nell’Unione Europea. È per questo che l’inquinamento dell’aria rappresenta il maggiore rischio di natura ambientale per la salute della popolazione globale. Il motivo principale di ciò risiede nel fatto che all’inquinamento atmosferico viene esposta una grande quantità di persone, soprattutto nelle aree urbane, dove si concentra la maggior parte della popolazione. In molte città europee, infatti, circa il 90% della popolazione è esposta a livelli di inquinamento atmosferico superiori ai livelli massimi indicati dalle linee guide dell’Oms sulla qualità dell’aria.

I cambiamenti climatici

Legati a doppio filo all’inquinamento atmosferico – e in particolare alle emissioni derivanti dalla combustione di carboni fossili – vi sono i cambiamenti climatici, che di fatto rappresentano la più grande minaccia sanitaria per gli esseri umani del nostro immediato futuro. In poco più di due decenni, infatti, i cambiamenti climatici sono passati a rappresentare una possibile preoccupazione a essere un rischio assolutamente reale per la salute pubblica. Diversi studi hanno evidenziato i potenziali impatti dei cambiamenti climatici sul benessere delle persone: essi spaziano dall’aumentato rischio di malattie respiratorie e altre malattie associate al peggioramento della qualità dell’aria, agli infortuni, agli effetti della malnutrizione. In realtà, poiché i cambiamenti climatici sono diventati sempre più drammatici negli ultimi anni, l’innalzamento delle temperature globali sta già danneggiando la salute degli esseri umani: esso peggiora l’inquinamento atmosferico, facilita la maggiore diffusione di malattie infettive, causa eventi meteorologici estremi e quindi sfollamenti forzati, insicurezza alimentare e pressioni enorme sulla salute mentale di ogni individuo, specie quelli delle zone del mondo più colpite. È anche per questo che le istituzioni internazionali hanno rivolto la loro attenzione a strategie per mitigare i cambiamenti climatici: da stime dell’Oms, il solo raggiungimento degli obiettivi dell’accordo di Parigi riguardo le emissioni di gas serra e l’inquinamento atmosferico potrebbe salvare, entro il 2050, circa un milione di vite l’anno in tutto il mondo. Evitando le altre conseguenze dei cambiamenti climatici (principalmente malnutrizione, diffusione della malaria e stress da caldo estremo) si potrebbero prevenire 250.000 ulteriori decessi legati al clima, tra il 2030 e il 2050. Per fare ciò sono richieste misure importanti, ma il gioco vale la candela: il valore dei guadagni per la salute derivanti dalla riduzione delle emissioni di carbonio sarebbe circa il doppio di quanto verrebbero a costare le misure di mitigazione stesse.

Le diseguaglianze

Infine, occorre ricordare che, sebbene la salute sia un valore universale e un diritto a cui dovrebbe accedere ciascun individuo, gli effetti dei fattori ambientali sul benessere fisico e psicologico non sono uguali per tutti. La distribuzione dell’impatto dell’inquinamento atmosferico, acustico e delle temperature estreme sulla salute delle persone, infatti, non è uniforme e riflette le diseguaglianze sociali: è emerso da numerosi studi che le persone più esposte a esso sono le stesse demograficamente ed economicamente svantaggiate, come gli anziani, i bambini, le persone malate, le persone con basso reddito e con livelli di istruzione meno elevati. È anche la distribuzione dei rischi ambientali stessa a evidenziare diseguaglianze sociali: le regioni più inquinate delle aree urbane risultano essere anche le più povere e quelle dove vivono le categorie più vulnerabili da un punto di vista della salute. Ecco perché le strategie e gli accordi internazionali, le azioni delle istituzioni locali e le scelte personali si dovrebbero concentrare sulla protezione di tutti contro i rischi per la salute ambientale, nessuno escluso. Qualche esempio? Rendere tutti i quartieri cittadini più verdi e sostenibili, promuovere iniziative guidate dalla comunità che aiutino le persone vulnerabili durante eventi meteorologici estremi, migliorare la gestione del traffico stradale in tutte le zone urbane, promuovere passeggiate a piedi e in bicicletta e tempo libero speso a contatto con la natura: tutti modi per preservare la nostra salute e far del bene anche all’ambiente.