Di Chiara Di Lucente
Secondo le autorità sanitarie, è il modo più efficace per prevenire l’influenza stagionale e le sue complicazioni: stiamo parlando del vaccino antinfluenzale. Ma come funziona e per chi è indicato? Scopriamolo in questo articolo
L’inverno è alle porte, conducendoci nel pieno della stagione influenzale, il periodo in cui questa malattia respiratoria prende piede con maggior forza. Ogni anno, infatti, a partire da ottobre e per tutta la stagione autunnale e invernale, l’influenza si diffonde rapidamente e su ampia scala, colpendo circa il 10% della popolazione italiana. Questa patologia è causata da vari ceppi virali appartenenti alla famiglia degli Orthomyxoviridae, noti per la loro capacità di mutare rapidamente nel corso del tempo. Essa può manifestarsi con sintomi come febbre, brividi, tosse, mal di gola, affaticamento, dolori muscolari e mal di testa, che possono persistere per diversi giorni. Spesso sottovalutata, l’influenza può avere conseguenze serie, soprattutto per le categorie di persone più vulnerabili, come gli anziani, i bambini e coloro che soffrono di condizioni mediche croniche. Tuttavia, c’è una strategia efficace per prevenire o attenuare l’impatto dell’influenza: il vaccino antinfluenzale. Quest’ultimo, infatti, gioca un ruolo fondamentale nella protezione individuale e collettiva, contribuendo a ridurre la diffusione del virus, a minimizzare il rischio di contrarre la malattia, ma anche a diminuire il carico associato alle sue complicanze. Ma come funziona il vaccino antinfluenzale, chi si deve sottoporre a vaccinazione, e quando? Scopriamolo insieme in questo articolo.
Che cos’è l’influenza e qualche numero
Facciamo prima un passo indietro. L’influenza è una malattia respiratoria provocata da virus che infettano le vie aeree, come naso, gola, polmoni. Questi virus appartengono alla famiglia dei virus a RNA Orthomyxoviridae e si classificano in diversi tipi, in base alle proteine che mostrano sulla loro superficie e che vengono riconosciute dal sistema immunitario (dette antigeni). In particolare, dal suo primo isolamento negli anni Trenta del Novecento, sono stati identificati quattro tipi distinti di virus dell’influenza: quelli di tipo A e B, che causano i classici sintomi influenzali e che, nel corso degli anni, sono stati responsabili di epidemie stagionali e pandemie, come la cosiddetta “Spagnola” del 1918, che ha causato oltre venti milioni di morti, o la “Asiatica” del 1957; vi è il tipo C, che generalmente non causa sintomi a livello clinico; infine, il tipo D, che finora è stato trovato solo negli animali e di cui non sono state trovate evidenze certe di infezione degli esseri umani.
Non solo: tra i virus dell’influenza A esistono vari sottotipi che vengono identificati in base alle differenze molecolari di due antigeni, l’emoagglutinina (nota con l’abbreviazione HA) e la neuraminidasi (NA). Ecco perché spesso, quando ci si riferisce a un particolare ceppo di virus influenzale, si utilizza una sigla che ha lo scopo di indicare la variante dei due antigeni presenti sulla sua superficie (per esempio, l’influenza spagnola del 1918 è del sottotipo H1N1, l’asiatica del 1957 del sottotipo H2N2). In particolare, una caratteristica fondamentale di questi virus e del modo in cui si diffondono è proprio la loro propensione a mutare nei geni che codificano per gli antigeni di superficie; modificandosi rapidamente, infatti, le nuove versioni delle proteine HA e NA consentono ai virus di sfuggire alla risposta immunitaria sviluppata in seguito a infezioni passate, rendendo una grande parte della popolazione vulnerabile a nuove ondate di infezione.
Questa capacità di adattamento rende la diffusione dell’influenza ampia e rapida, rappresentando una sfida per il controllo e la prevenzione della malattia. Parlando più in dettaglio della sua epidemiologia, si tratta di una malattia stagionale che, nell’emisfero occidentale, si presenta durante il periodo invernale, generalmente nei mesi compresi tra ottobre e marzo. Secondo il Centro europeo per il controllo delle malattie (Ecdc), ogni anno in Europa si verificano dai 4 ai 50 milioni di casi sintomatici di influenza, e ogni anno tra i 15.000 e 70.000 cittadini europei muoiono per complicanze associate alla malattia; il 90% dei decessi si verifica in soggetti di età superiore ai 65 anni, specialmente tra quelli con condizioni cliniche croniche. Secondo il ministero della Salute, dall’analisi delle stagioni epidemiche dal 2010-2011 al 2019-2020, è emerso che in media circa il 10,4% della popolazione italiana ha sviluppato una sindrome simil-influenzale.
I sintomi, le complicanze e la prevenzione
I sintomi dell’influenza non sono distintivi e possono verificarsi in diverse malattie che coinvolgono l’apparato respiratorio, sia di natura infettiva che non infettiva. Questi sintomi includono febbre improvvisa, tosse, dolori muscolari, mal di testa, brividi, perdita di appetito, affaticamento e mal di gola. Inoltre, nei bambini possono verificarsi anche nausea, vomito e diarrea. I virus influenzali, come la maggior parte di quelli respiratori, si trasmettono facilmente, attraverso goccioline di saliva prodotte quando si tossisce, starnutisce o si parla, soprattutto in luoghi affollati e chiusi. La trasmissione può avvenire anche tramite il contatto diretto con persone infette o con oggetti contaminati. Le persone infette possono essere contagiose da uno o due giorni prima che i sintomi appaiano fino a circa cinque giorni dopo l’inizio della malattia, in alcuni casi anche fino a dieci giorni. Questo significa che anche le persone apparentemente sane possono trasmettere il virus. La maggior parte delle persone si riprende in una settimana, ma persone come anziani, bambini piccoli e coloro con condizioni di salute deboli sono più a rischio di complicazioni gravi o di peggioramento della loro condizione di base, che possono portare a polmonite, miocardite, encefalite e persino alla morte. L’influenza e le complicanze polmonari a essa associate sono considerate tra le prime dieci cause di morte in Italia. Per tutti questi motivi, l’influenza rappresenta un serio problema di sanità pubblica, comportando significativi costi diretti e indiretti per la gestione dei casi e delle complicanze.
Per prevenire la trasmissione e la diffusione dell’influenza, è consigliabile seguire azioni semplici ma essenziali, che abbiamo imparato a conoscere bene durante le fasi più acute della pandemia di Covid-19, come lavarsi spesso le mani con acqua e sapone, coprire naso e bocca quando si tossisce o starnutisce, evitare di toccare occhi, naso e bocca con le mani non lavate e rimanere a casa quando si è malati. Come riportano le indicazioni del ministero della Salute, le mascherine chirurgiche possono essere utilizzate da persone con sintomi influenzali per ridurre le infezioni tra i contatti stretti. Infine, come riporta il ministero della Salute, la vaccinazione antinfluenzale è il modo più efficace per prevenire l’influenza e, quindi, per scongiurarne le complicanze.
Come è fatto il vaccino antinfluenzale e perché è importante
Ogni dose di vaccino antinfluenzale è progettata per includere i virus (oppure le corrispondenti proteine di superficie) che si prevede possano circolare maggiormente nella stagione influenzale di riferimento. All’esordire di ogni stagione influenzale, infatti, i ricercatori identificano i ceppi di virus con cui vaccinare la popolazione, cercando di stimare l’efficacia dei vaccini antinfluenzali e la copertura da raggiungere per prevenire la malattia e le sue complicanze. Il vaccino antinfluenzale, come tutti gli altri vaccini, funziona attivando il nostro sistema immunitario per produrre le difese specifiche contro il virus dell’influenza: quando viene somministrato il vaccino, il nostro organismo crea anticorpi specifici diretti contro le proteine di superficie del virus, impedendo la sua insorgenza, la sua diffusione e riducendo il rischio di contagio. In particolare, gli anticorpi che vengono generati dopo la vaccinazione si concentrano una specifica porzione della proteina HA. Il vaccino antinfluenzale offre protezione contro diversi ceppi di influenza: in particolare, i vaccini trivalenti proteggono contro due ceppi di influenza A (H1N1 e H3N2) e un ceppo di influenza B, mentre i vaccini quadrivalenti proteggono contro gli stessi ceppi più un ulteriore ceppo di influenza B.
In Italia, i vaccini antinfluenzali approvati dagli enti regolatori come l’Agenzia europea del farmaco (Ema) o l’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) sono selezionati dalle aziende produttrici; successivamente le regioni, attraverso procedure di approvvigionamento, scelgono quelli da utilizzare durante le campagne di vaccinazione annuali. Al momento, in Italia sono disponibili vaccini antinfluenzali quadrivalenti che contengono due ceppi di influenza A (H1N1 e H3N2) e due ceppi di influenza B.
In particolare, nel nostro paese sono presenti i seguenti tipi di vaccini antinfluenzali quadrivalenti:
- Vaccino inattivato quadrivalente su colture cellulari: contiene due virus di tipo A (H1N1 e H3N2) e due virus di tipo B ed è autorizzato per l’uso in bambini e adulti sopra i 2 anni.
- Vaccino inattivato quadrivalente adiuvato: un vaccino quadrivalente che include l’adiuvante MF59, mirato a migliorare la risposta immunitaria di chi lo riceve. Indicato per soggetti sopra i 65 anni.
- Vaccino ad alto dosaggio: un vaccino quadrivalente con 60 mcg di proteina HA per ciascun ceppo virale, ideato per garantire una risposta immunitaria più robusta. Destinato a soggetti sopra i 60 anni.
- Vaccino quadrivalente a