Di Chiara Di Lucente

Una selezione dei famosi articoli del numero di Natale dell’autorevole British Medical Journal, in cui, per una volta l’anno, si mettono da parte gli argomenti più seri e viene dato spazio all’originalità. Il tutto, con rigore scientifico.

A Natale, si sa, siamo tutti più buoni. E forse anche più buffi e originali: sicuramente questo vale per l’altrimenti seriosissimo British Medical Journal (BMJ), una delle riviste scientifiche di stampo medico più autorevoli e lette al mondo. Da quasi quarant’anni, infatti, la rivista dedica alle due settimane tra Natale e Capodanno un numero speciale che riporta studi e riflessioni decisamente fuori dall’ordinario. Facciamo prima un passo indietro: il primo numero del BMJ risale al 1840, con il nome di Provincial Medical and Surgical Journal, poi diventato The British Medical Journal. È già negli anni Sessanta del secolo scorso che troviamo qualcosa di diverso nel numero di Natale: il numero di fine anno presenta una serie di articoli e quiz a tema natalizio, ma è solo nel 1982 che viene pubblicato il primo numero interamente dedicato al Natale, idea dell’editore di allora Stephen Lock. Il numero di Natale era inteso come una pausa dal solito mix di ricerca seria e opinioni accademiche, presentando studi fuori dal comune e commenti bizzarri. Eppure, badate bene, tutto con il metodo che ha sempre distinto le pubblicazioni del BMJ, aderendo a criteri di novità, rigore e leggibilità applicati nei numeri normali. Dal lontano 1982 sono cambiate molte cose, compreso l’editore del BMJ, tranne il numero speciale di Natale, che ormai è diventato tradizione annuale molto attesa.

Come si legge sul sito della rivista, l’anima del numero di Natale è proprio l’originalità. “Non vogliamo pubblicare nulla che assomigli a qualcosa che abbiamo pubblicato prima. Anche se diamo il benvenuto a pezzi spensierati e satira, non pubblichiamo parodie, bufale o studi inventati”. Gli articoli di Natale sono soggetti alla stessa selezione competitiva e allo stesso processo di revisione tra pari (quel metodo secondo cui gli articoli scientifici, prima di essere pubblicati, devono essere revisionati da specialisti del settore) dei normali articoli. Oggi vedremo insieme una piccola selezione degli articoli più bizzarri, in pieno stile del Natale targato BMJ.

Quanto cioccolato si consuma negli ospedali?

Il primo articolo che proponiamo è comparso sul numero di Natale del 2013: si tratta di un rigoroso studio clinico osservazionale condotto dai medici dell’ospedale di Bedford, nel Regno Unito. In questo caso il tema non è prettamente natalizio, ma ha comunque a che fare con una delle cose che contribuiscono a rendere il Natale magico: i dolciumi, e per la precisione il cioccolato. Lo studio, infatti, si è posto l’obiettivo di fornire dati quantitativi sul consumo di cioccolato in ambiente ospedaliero. Secondo gli autori, infatti, il consumo di cioccolato negli ospedali è un evento molto comune, e i doni dei pazienti e delle loro famiglie rappresentano una grande percentuale del consumo di cioccolato degli operatori sanitari. Inoltre, hanno notato che le scatole di cioccolatini si svuotano piuttosto rapidamente e che determinare quali operatori sanitari mangino più cioccolatini rappresenta una causa di numerosi conflitti sul posto di lavoro: ecco la ragione per esplorare quanto, da chi e quanto velocemente vengono mangiati i cioccolatini tra i reparti d’ospedale. Detto fatto: dallo studio emerge, neanche a dirlo, che una scatola di cioccolatini finisce in meno di un’ora e che le percentuali più alte di cioccolatini sono state consumate da assistenti sanitari e infermieri, seguiti dai medici.

Come fa Babbo Natale a fare quello che fa?

Un secondo articolo che selezioniamo, invece, è più gustosamente natalizio: si tratta di un commento apparso nel numero del 2020 a firma di due ricercatori dell’ospedale Queen Alexandra di Portsmouth e dell’ospedale universitario di Southampton, sempre nel Regno Unito. Gli autori si focalizzano, da un punto di vista medico, tra il serio e il faceto, a quello che fa ogni 24 dicembre Babbo Natale, e soprattutto come faccia a farlo. Prima di tutto, esordiscono i ricercatori, Babbo Natale è unico nell’avere 364 giorni per prepararsi a un lavoro molto importante: potrebbe essere accusato di portare all’estremo l’equilibrio tra lavoro e vita privata. Sembra che comunque 364 giorni siano necessari sia per la preparazione per l’anno successivo, ma soprattutto per riprendersi da quanto fatto la notte di Natale: stare svegli per più di 18 ore – sottolineano gli autori – porta a deterioramento della funzione cognitiva simile all’essere due volte oltre il limite legale di tasso alcolemico per la guida nel Regno Unito. Proprio per questo i ricercatori consigliano alle famiglie con bambini che aspettano l’omone rosso di lasciargli un bel bicchiere d’acqua piuttosto che vino o alcolici, per mantenere un buon bilancio idrico durante il tour de force natalizio.

Dopo l’acqua, veniamo al cibo: mangiare, viene da sé, non è certo un problema per Babbo Natale, che sa certamente di dover nutrirsi in maniera adeguata prima di partire per la sua missione e che approfitta di biscotti e dolci che gli vengono lasciati per avere livelli di energia sempre costanti. Tuttavia i ricercatori sottolineano che idealmente dovrebbe avere una dieta più equilibrata: i carboidrati e gli alimenti trasformati dei dolci, in realtà, non soddisfano fame, ma aumentano i livelli di insulina e paradossalmente possono portare a prestazioni inferiori. Meglio sgranocchiare le carote crude lasciate per le renne!

Lesioni di Natale: ne vale davvero la pena?

Quante volte, costretti a passare giorni di festa con i nostri parenti più odiosi, o temendo di fare indigestione dopo l’ennesima fetta di pandoro, ci siamo chiesti se valesse davvero la pena festeggiare il Natale? È quanto si domanda anche l’ultimo articolo che prendiamo in considerazione, pubblicato anch’esso sul numero di Natale dell’anno scorso: i ricercatori, dell’università do Birmingham e di Oxford, hanno cercato di valutare il rapporto costi-benefici delle festività natalizie, con un risultato non proprio confortante. Secondo gli autori dell’articolo, infatti, festeggiare il Natale non conviene, riportando tutti i possibili danni fisici legati al periodo, dall’avvelenamento da cibo avariato, a cadute per appendere le decorazioni, a temibili lesioni a causa di regali non proprio convenzionali. Certo, chiosano i ricercatori, l’economicità non è tutto, e lasciano ai lettori di valutare se i benefici del Natale superano i suoi danni, concludendo così: “Rimanete al sicuro, mantenete la calma e godetevi un felice Natale!”

Fonti:
  • https://www.bmj.com/about-bmj/resources-authors/article-types/christmas-issue
  • Ladher N. Christmas crackers: highlights from past years of The BMJ’s seasonal issue BMJ 2016; 355 :i6679 doi:10.1136/bmj.i6679
  • Brennan, Peter A; Oeppen, Rachel S (2020). Delivering human factors at Christmas: how does Father Christmas do it?. BMJ, (), m4708–. doi:10.1136/bmj.m4708
  • Ferner R E, Aronson J K. Harms and the Xmas factor BMJ 2020; 371 :m4067 doi:10.1136/bmj.m4067
  • Gajendragadkar P R, Moualed D J, Nicolson P L R, Adjei F D, Cakebread H E, Duehmke R M et al. The survival time of chocolates on hospital wards: covert observational study BMJ 2013; 347 :f7198 doi:10.1136/bmj.f7198