Di Chiara Di Lucente

È la seconda forma di mal di testa più comune e colpisce milioni di persone al mondo, soprattutto donne, compromettendone la qualità della vita: che cos’è l’emicrania e cosa fare per ridurre l’intensità e la frequenza degli attacchi

Fortissimi mal di testa, spesso accompagnati a nausea, vomito e sensibilità alla luce e ai suoni: stiamo parlando dell’emicrania, una patologia cronica molto diffusa e invalidante che può compromettere significativamente la qualità della vita di chi ne soffre. Questo disturbo, infatti, va ben oltre il semplice “mal di testa” e per molti pazienti rappresenta una vera e propria sfida quotidiana: si tratta infatti, di una patologia caratterizzata da un dolore intenso e pulsante, che può essere presentarsi solo oppure con altri sintomi. Si tratta di una condizione estremamente diffusa: è la seconda forma più comune di mal di testa e colpisce principalmente le donne tra i 20 e i 50 anni (stime epidemiologiche, infatti, indicano che circa il 15-18% delle donne e il 6% degli uomini hanno sofferto almeno una volta nel corso della vita di un attacco di emicrania). La sua prevalenza aumenta durante la pubertà ma continua ad aumentare fino ai 35-39 anni di età, diminuendo più tardi nella vita, soprattutto dopo la menopausa.

Esistono diversi tipi di emicrania, tra cui quella con aura, che presenta sintomi premonitori, e quella senza aura, in cui l’attacco si manifesta senza segnali premonitori; vi è anche una forma chiamata silente, in cui si verificano i sintomi dell’aura o gli altri disturbi dell’emicrania, ma senza la comparsa del mal di testa. In alcune persone questo disturbo si manifesta di frequente, anche più volte a settimana, per altre è solo un fenomeno occasionale in cui tra un attacco e l’altro può passare anche molto tempo; in ogni caso, quello che è certo è che l’emicrania può essere estremamente invalidante (è considerata la seconda causa di disabilità a livello globale, dopo la lombalgia) e comportare difficoltà nel svolgimento delle normali attività lavorative, familiari e sociali, comportando elevati costi economici diretti e indiretti, oltre ad avere un impatto significativo sulla qualità della vita delle persone colpite. Al momento le origini dell’emicrania non sono chiare, né esiste un trattamento definitivo: tuttavia, negli ultimi anni la ricerca e la comprensione di questa condizione hanno fatto importanti progressi, mentre si cerca di individuarne le cause e sviluppare terapie personalizzate per ridurre la frequenza e l’intensità degli attacchi, al fine di migliorare la vita di chi ne è affetto.

Le cause e i sintomi

L’emicrania è una malattia neurologica complessa e multifattoriale, il cui meccanismo di base non è ancora totalmente compreso: si ritiene comunque che nella sua insorgenza svolgano un ruolo fattori genetici (si stima che, se uno dei propri genitori possiede una storia di emicrania, una persona abbia un rischio del 40% di sviluppare questa condizione, che aumenta al 75% se entrambi i genitori hanno una storia di emicrania), ambientali e neurologici. In particolare, gli attacchi di mal di testa potrebbero derivare da temporanee alterazioni chimiche nel cervello, in grado di causare modificazioni nei vasi sanguigni cerebrali che poi portano al dolore. Inoltre, gli attacchi di emicrania possono essere scatenati da diversi fattori, come l’inizio del ciclo mestruale, lo stress, la stanchezza e il consumo di determinati cibi o bevande.

Come già sottolineato, l’emicrania è caratterizzata da un intenso dolore pulsante, che generalmente colpisce un solo lato o la zona frontale della testa. Essa può essere accompagnata da nausea, vomito e sensibilità alla luce e ai rumori e in alcuni casi possono verificarsi anche altri sintomi come sudorazione, difficoltà di concentrazione e dolore addominale. Circa un terzo delle persone affette da emicrania sperimenta disturbi neurologici premonitori noti come aura, che possono includere problemi visivi, formicolio e perdita di equilibrio. Un attacco di emicrania si sviluppa di solito in quattro fasi: una fase prodromica con alterazioni dell’umore e dell’appetito, una fase dell’aura caratterizzata dai disturbi premonitori, una fase di dolore con il mal di testa intenso e una fase di remissione in cui i sintomi svaniscono gradualmente. Nonostante si soffra di emicrania, è essenziale recarsi al pronto soccorso se si manifestano sintomi come paralisi, difficoltà di parola, mal di testa improvviso e violento, accompagnato da febbre, rigidità del collo, confusione mentale, convulsioni, visione doppia o eruzione cutanea, poiché potrebbero essere segni di condizioni gravi come l’ictus o la meningite.

Le opzioni di trattamento e la prevenzione

Sebbene non esista ancora una cura definitiva per questa condizione, ci sono diverse opzioni di trattamento disponibili per gestire i sintomi e ridurne la frequenza e l’intensità degli attacchi. La risposta alle diverse cure può variare da persona a persona; quindi, potrebbe essere necessario provare più farmaci o combinazioni di farmaci per individuare la terapia più efficace. Durante un attacco di emicrania, molte persone avvertono la necessità di riposare in una stanza buia e silenziosa, mentre altre preferiscono mangiare qualcosa o iniziano a sentirsi meglio durante l’attacco. Gli antidolorifici da banco come il paracetamolo, l’aspirina e l’ibuprofene possono aiutare a ridurre i sintomi dell’emicrania; è importante leggere attentamente le istruzioni d’uso e seguire le dosi raccomandate per evitare effetti collaterali indesiderati. Se gli antidolorifici da banco non sono sufficienti, il medico curante può prescrivere triptani, farmaci specifici per l’emicrania, che agiscono sui meccanismi alterati dell’attività cerebrale tipici della condizione. Possono poi essere prescritti farmaci antinausea, noti come antiemetici, insieme agli antidolorifici e ai triptani per aiutare con i sintomi, anche in assenza di nausea e vomito; in alcuni casi vengono utilizzati farmaci combinati contenenti antidolorifici e antinausea. Comunque sia, è sempre fondamentale consultare il proprio medico per la scelta del trattamento più adatto. Se nessuna delle cure prescritte riesce ad alleviare gli attacchi di emicrania, il medico di medicina generale può indirizzare a un centro specializzato per ulteriori accertamenti, al fine di individuare la terapia più appropriata.

Esistono anche misure, sia farmacologiche che non farmacologiche che chi soffre di emicrania può intraprendere per ridurre la frequenza e l’intensità degli attacchi. Innanzitutto, la prevenzione dell’emicrania inizia con l’individuazione e l’evitamento dei fattori scatenanti: tenere un diario del mal di testa può aiutare a identificarli e a verificare l’efficacia dei farmaci assunti. Per prevenire nuovi attacchi o gestire emicranie frequenti o intense, possono essere prescritti trattamenti farmacologici, tra cui anticonvulsivanti, propanololo o la tossina botulinica di tipo A. Per quanto riguarda l’emicrania correlata alle mestruazioni invece, possono essere adottate terapie non ormonali (come farmaci antinfiammatori non steroidei e triptani, assunti nei giorni vicini alle mestruazioni) oppure ormonali, come l’uso di contraccettivi ormonali combinati o a base di progesterone, o cerotti/gel a base di estrogeni. Infine, una possibile opzione non farmacologica è l’agopuntura, soprattutto quando i farmaci non possono essere assunti o si rivelano inefficaci. Inoltre, l’esercizio regolare, lo yoga e le pratiche di rilassamento sono opzioni che possono apportare benefici significativi alla salute mentale e al benessere generale del paziente con emicrania, come la terapia cognitivo comportamentale e il biofeedback.

Infine, la ricerca sull’emicrania è in costante evoluzione, e ci sono molte promesse per il futuro: gli scienziati stanno esplorando nuovi approcci terapeutici e farmaci specifici che agiscono sulle vie neurologiche coinvolte nella patologia. Inoltre, gli studi genetici stanno aiutando a identificare i fattori di rischio associati all’emicrania, aprendo la strada a terapie personalizzate.

Fonti: