Di Chiara Di Lucente

Come sarà la medicina del futuro?

Gli esperti concordano nel definirla con le cosiddette “cinque P”: predittiva, preventiva, precisa, personalizzata, partecipativa. E, quasi certamente, sarà digitale.

In un mondo in cui il nostro smartphone è a tutti gli effetti un’estensione del nostro braccio (e delle nostre gambe, delle nostre relazioni interpersonali, del nostro lavoro…), in cui la connessione internet è disponibile ovunque – o quasi – e le tecnologie digitali sono diventate parte integrante della nostra vita, non è così difficile immaginare che il futuro dei sistemi di cura sarà per lo più digitale.

La pandemia di Covid-19, in più, ci ha dato solo un assaggio di un futuro in cui teleconsulti, biosensori, applicazioni e chatbot che aiutano nel monitoraggio di sintomi e malattie diventeranno la nostra quotidianità: l’Organizzazione Mondiale della Sanità afferma che i servizi tecnologici e digitali per la salute sono qui per restare, e gettano le basi per un’assistenza sanitaria il più possibile centrata sul paziente, più conveniente: in poche parole, una cura migliore.

Tutte queste applicazioni della tecnologia sulla salute prendono il nome di Digital Health. Ma in cosa consiste? Scopriamolo insieme.

Che cos’è la digital health

Per digital health, o medicina digitale, si intende l’uso delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione per la salute: un mondo davvero ampio ed eterogeneo.

Digital Health, infatti, è un termine che racchiude un grande numero di settori tecnologici e digitali diversi tra loro, e che peraltro è destinato a espandersi in maniera sempre più marcata: si passa quindi da tecnologie digitali più “tradizionali”, che già rappresentano gran parte del presente delle cure assistenziali (come la digitalizzazione dei dati sanitari e i teleconsulti), fino alle applicazioni più tecnologiche e futuristiche: lo sviluppo di app per la salute, l’utilizzo di sensori e biosensori indossabili, le nanotecnologie e l’uso dell’intelligenza artificiale.

Vediamo le applicazioni principali della medicina digitale più in dettaglio.

  • Telemedicina. Per telemedicina si intendono tutte le tecnologie dell’informazione e della comunicazione utilizzate per fornire servizi assistenziali a distanza: fanno parte della telemedicina i consulti telefonici, videotelefonici, i sistemi informativi e assistenziali in remoto, i chatbot, la digitalizzazione dei dati sanitari.È forse la declinazione della medicina digitale percepita, nel pensiero comune, come meno innovativa (basti pensare che si fa risalire il primo utilizzo di telemedicina al 1879, per un caso, riportato sulla prestigiosa rivista The Lancet, di un consulto medico effettuato al telefono, appena brevettato da Alexander Graham Bell).Eppure, la telemedicina è tuttora in piena espansione, e ha consentito, per quanto possibile, di facilitare il monitoraggio epidemiologico e di non fermare le cure assistenziali durante la pandemia di Covid-19. Basti pensare che, da marzo 2020 a giugno 2020 in Italia sono state avviate ben 175 iniziative digitali destinate all’assistenza a distanza sia dei pazienti Covid che potevano essere monitorati a casa, sia di quelli non Covid (Rapporto Altems, Unicatt).Pertanto, un triage eseguito per telefono, o un videoconsulto effettuato con un sistema di videoconferenza, non solo ha assicurato la continuità dei servizi sanitari, ma ha anche contribuito a diminuire la pressione sulle strutture ospedaliere.
  • Wearable e applicazioni digitali. Per wearable si intendono tutti i dispositivi elettronici che possono essere indossati dall’utente o dal paziente, e sono in grado di fornire delle informazioni sullo stato fisico o di salute.Un esempio di wearable sono gli smartwatch, che non solo permettono di accedere ad alcune delle funzioni dello smartphone dal polso, ma possono monitorare lo stato di salute e fornire dati importanti sul benessere della persona che li indossa, come battito cardiaco, livello di attività fisica, qualità del sonno. Il tutto di solito è monitorato e integrato da applicazioni digitali che si trovano sullo smartphone.I wearable, però, hanno delle applicazioni anche più futuristiche: un esempio sono i biosensori, dispositivi indossabili sviluppati grazie a innovazioni biotecnologiche che possono rilevare dati molto importanti per lo stato di salute di una persona.Un’ultima applicazione? Lo sviluppo, da parte dei ricercatori di Harvard e del MIT di Boston, di mascherine in grado di individuare, grazie proprio a biosensori, l’infezione da coronavirus.
  • Terapie digitali. Secondo una definizione proposta per la prima volta dalla Digital Medicine Society, per terapie digitali si intendono tutte le tecnologie che forniscono interventi terapeutici basati su prove di efficacia per prevenire, gestire o trattare un disturbo medico o malattia.In poche parole, delle vere e proprie terapie al pari di farmaci, che seguono anche iter di sviluppo e sperimentazione molto simili, ma che consistono programmi informatici. Un esempio? Dei software o delle app per lo smartphone che, attraverso un coinvolgimento e una partecipazione attiva del paziente, correggono comportamenti disfunzionali che caratterizzano molte malattie, da quelle neuropsichiatriche a quelle metaboliche.Da non confondere con le app per il monitoraggio dello stato di salute e del benessere, in alcuni paesi le terapie digitali sono già autorizzate e disponibili prescritte dal medico e rimborsate da servizi sanitari pubblici (Francia, Germania), o rimborsate da sistemi assicurativi (USA). In Italia, invece, al momento non ci sono terapie digitali che possono essere prescritte dai clinici o rimborsate dal Servizio Sanitario Nazionale. Per ora, almeno.
  • Intelligenza artificiale. Se, fino a una manciata di decenni fa, il limite principale delle scienze biomediche e della medicina era quello di non avere abbastanza dati, adesso medici e ricercatori devono avere a che fare con una mole enorme di informazioni.Al giorno d’oggi, infatti, abbiamo sequenziato interi genomi, possediamo in formato digitale dati sanitari di centinaia di migliaia di pazienti, abbiamo accesso ai dati di milioni di esami sanitari, e così via. Come fare per mettere i “big data” a servizio della medicina? Per questo viene in soccorso l’intelligenza artificiale, soprattutto le branche del machine learning e del deep learning, che permettono di trarre informazioni utili da questa sconfinata quantità di dati sanitari digitali e potenziare le cure sanitarie.

Il futuro è qui

La medicina digitale, quindi, contribuisce in gran parte a plasmare la medicina del futuro: grazie alla sua estrema malleabilità può essere precisa e personalizzata e grazie ai sistemi di condivisione dei dati e all’intelligenza artificiale può essere molto predittiva.

Non solo: grazie all’uso di applicazioni digitali e dispositivi indossabili, la medicina digitale ha la caratteristica di rendere i pazienti più coinvolti e impegnati nel perseguimento della propria salute, dimostrandosi di fatto una medicina preventiva e molto più partecipativa.

L’assistenza digitale, pertanto, da anni è considerata dalle principali istituzioni sanitarie come una priorità emergente e strategica: nel 2019, l’OMS ha pubblicato le “Raccomandazioni sugli interventi digitali per rafforzare il sistema sanitario”, delle linee guida destinate a integrare le applicazioni della medicina digitale con la sanità “tradizionale”.

Di strada ce n’è ancora da fare: la medicina digitale presenta delle criticità, come la gestione digitale di dati sensibili, la privacy e l’iter regolatorio che queste applicazioni innovative dovranno seguire. Eppure, possiamo dire con fiducia che il futuro della medicina è già qui.

Fonti: