Di Chiara Di Lucente
apnee notturne

Ne soffrono più di due milioni di italiani: scopriamo nell’articolo di oggi cosa è la sindrome dell’apnea ostruttiva nel sonno

Due milioni, almeno. È questo il numero delle persone che, in Italia, è colpito dalla sindrome dell’apnea ostruttiva nel sonno, ma le cifre reali potrebbero essere molto più elevate. A quanti di noi, infatti, è capitato di dormire accanto a qualcuno che russa pesantemente o, magari, siamo proprio noi ad avere un sonno disturbato a causa di problemi di respirazione? Questa sindrome è una condizione cronica generalmente sottodiagnosticata e sottotrattata, ma che non andrebbe mai trascurata: essa, a lungo andare, può aumentare il rischio di sviluppare diverse patologie e, compromettendo la qualità del sonno, incidere significativamente sulla qualità della vita di chi ne soffre.

Cos’è la sindrome dell’apnea ostruttiva nel sonno

L’apnea ostruttiva nel sonno – o apnea notturna ostruttiva – è un disturbo caratterizzato dal rilassamento e dal restringimento delle vie aeree superiori (in particolare, delle pareti della gola) durante il riposo notturno, che causano interruzioni temporanee del respiro, spesso accompagnate da un forte russare. Queste pause interrompono per alcuni secondi l’apporto di ossigeno all’organismo, impedendo l’eliminazione dell’anidride carbonica attraverso la respirazione. In conseguenza di ciò, il cervello si risveglia brevemente, in un cosiddetto stato di vigilanza, per riattivare le vie respiratorie e far ripartire la respirazione. Questo fenomeno può verificarsi più volte durante la notte, rendendo praticamente impossibile un riposo adeguato

Come riporta l’Istituto Superiore di Sanità, le interruzioni respiratorie si distinguono in:

  • Apnea: blocco totale del flusso d’aria per almeno 10 secondi, causato dal collasso completo delle vie aeree.
  • Ipoapnea: riduzione parziale del flusso d’aria (oltre il 50%) per 10 secondi o più.

Chi soffre di sindrome dell’apnea ostruttiva nel sonno può sperimentare ripetuti episodi di apnea e ipoapnea, che nei casi più gravi possono verificarsi ogni uno o due minuti. Come già sottolineato, si tratta di una condizione piuttosto comune: tale sindrome interessa il 2-4% della popolazione adulta a livello globale, e la sua prevalenza è in aumento; quest’ultima sale al 50-60% nei pazienti con obesità o con sindrome metabolica, che, come vedremo, rappresentano dei fattori di rischio. Non sono solo gli adulti a essere colpiti da questa condizione: nei bambini, la sindrome dell’apnea cronica ostruttiva colpisce l’1-5% della popolazione pediatrica, con maggiore incidenza tra i 2 e i 6 anni.

Cause, sintomi e diagnosi

La sindrome dell’apnea ostruttiva nel sonno non ha una vera e propria causa scatenante, ma deriva da più fattori che interagiscono tra loro, come la struttura anatomica, il controllo neuromuscolare e una predisposizione genetica. Tra i principali fattori di rischio ci sono il russare, il sesso maschile, l’età (per alcune fasce d’età, in effetti, la prevalenza supera il 20%), la menopausa nelle donne, l’obesità e alcune caratteristiche fisiche specifiche. Tra queste ultime vi sono un collo particolarmente grosso (il cosiddetto collo taurino), mascelle poco sviluppate (retrognazia o micrognazia), ostruzione nasale, tonsille o adenoidi ingrossate, una lingua voluminosa (macroglossia) e un palato molle basso. Nel corso del tempo, gli episodi ripetuti di apnea, la carenza di ossigeno e il sonno frammentato possono influire su vari organi, in particolare sul cervello e sul sistema cardiovascolare. Questo insieme di effetti porta ai sintomi tipici della sindrome e alle sue complicanze. Uno dei segnali più comuni è la sonnolenza durante il giorno, dovuta al sonno notturno interrotto; questo sintomo colpisce oltre l’80% dei pazienti con apnee notturne e, con il tempo, può diventare estremamente pericoloso, riducendo le prestazioni sul lavoro e aumentando il rischio di incidenti, sia alla guida che sul luogo di lavoro. Inoltre, come accade per tante altre malattie croniche, se non si interviene in tempo, la situazione tende a peggiorare, portando a complicazioni e altre patologie. Questa sindrome può portare a problemi cognitivi e comportamentali, come difficoltà di concentrazione, perdita di memoria, irritabilità e depressione, che peggiorano ulteriormente la qualità della vita e rendono difficile mantenere un buon rendimento lavorativo e relazioni sociali equilibrate

In effetti, come riporta il ministero della Salute, questa condizione può avere implicazioni molto serie sia a livello sanitario che socio-economico. Le apnee ostruttive croniche aumentano il rischio di malattie cardiovascolari e metaboliche, oltre a rendere più pericolosi gli interventi chirurgici a causa delle complicanze che possono insorgere. Non solo: questa sindrome vuole anche dire maggiori costi sanitari, calo della produttività dovuto a giornate di lavoro perse o prestazioni poco efficaci, e un rischio maggiore di incidenti.  Identificare tempestivamente la sindrome dell’apnea ostruttiva nel sonno e intervenire in maniera adeguata permette di migliorare la qualità del sonno e ridurre i rischi associati a questa condizione appena descritti. Nonostante ciò, la sindrome da apnea notturna ostruttiva generalmente viene diagnosticata tardivamente (o non diagnosticata affatto), perché il cervello non memorizza i frequenti risvegli durante la notte e, quindi, le persone potrebbero non accorgersi di soffrire di questo disturbo. Se si ha un sospetto di soffrire di apnee notturne, è importante rivolgersi a centri specializzati per valutare la gravità della condizione. In particolare, la diagnosi di apnea ostruttiva del sonno si effettua principalmente con la polisonnografia, un esame non invasivo condotto durante la notte che registra parametri cardiaci e respiratori, il livello di ossigenazione del sangue, l’attività cerebrale e il tono muscolare. Può essere eseguita a domicilio, applicando sensori ed elettrodi al paziente, oppure in ospedale in casi più gravi, utilizzando strumentazioni avanzate per un’analisi più dettagliata. Considerata il “gold standard” per la diagnosi dei disturbi del sonno, la polisonnografia è particolarmente utile per individuare apnee notturne e distinguere il russamento normale da quello patologico.

Come trattare le apnee notturne

Esistono diverse opzioni terapeutiche per il trattamento delle apnee ostruttive, che devono essere scelte in base alla valutazione di vari fattori, come la gravità del disturbo respiratorio notturno, i sintomi correlati, la presenza di altre condizioni patologiche e l’adesione del paziente alla terapia proposta. I primi interventi, che valgono qualunque sia il livello di gravità della malattia, sono volti a correggere abitudini e stile di vita, come la perdita di peso in caso di sovrappeso, evitare l’assunzione di alcolici, soprattutto nelle ore serali, smettere di fumare e praticare attività fisica regolare. La terapia più utilizzata e riconosciuta come “gold standard” è la CPAP, che da oltre trent’anni dimostra di essere altamente efficace per il trattamento della sindrome notturna ostruttiva. Si tratta di un dispositivo formato da una mascherina collegata a un apparecchio da indossare durante la notte, capace di generare un flusso continuo di aria che impedisce il collasso delle pareti delle vie aeree superiori, prevenendo così l’insorgenza dell’apnea. Questo trattamento aiuta a ridurre i sintomi, migliorare la qualità della vita e prevenire le complicazioni legate a questo disturbo. Un’alternativa valida, soprattutto nei casi poco gravi e in c