Di Chiara Di Lucente

Breve storia della tecnica di chirurgia mini-invasiva per curare la malattia coronarica

La storia di oggi inizia il 16 settembre 1977, a Zurigo, in Svizzera: il cardiologo e radiologo tedesco Andreas Grüntzig stava visitando un uomo di 38 anni, un forte fumatore che aveva manifestato un episodio di angina, cioè un forte dolore al petto. A un’analisi più approfondita, il paziente presentava un restringimento della coronaria anteriore sinistra (le coronarie sono le arterie che irrorano il cuore e che consentono al tessuto cardiaco di vivere e funzionare bene) pari al 90% del suo diametro. Per il medico rappresentava un’opportunità da non lasciarsi scappare: da almeno da due anni, infatti, Grüntzig era alla ricerca di un potenziale paziente numero uno, a cui sottoporre una pratica chirurgica mini-invasiva per l’allargamento delle arterie teorizzata qualche anno prima dal radiologo Charles Dotter, ma mai sperimentata prima. Si trattava di una tecnica innovativa perché non prevedeva la cosiddetta sternotomia, ovvero l’apertura chirurgica dello sterno, pratica invasiva e dolorosa. Grüntzig quindi presentò al paziente l’opportunità di sperimentare la nuova tecnica: il giovane uomo, incuriosito e rassicurato dall’idea di evitare una sternotomia e l’impianto di un by-pass, accettò. 

Le cronache dell’epoca raccontano che l’intervento avvenne in un’atmosfera di calma apparente: mentre la gente andava e veniva dalla sala operatoria, i volti dei cardiochirurghi erano imperscrutabili. Solo gli amici più stretti di Grüntzig avevano notato una maggiore tensione nei movimenti del medico tedesco. Comunque sia, l’intervento fu un successo: l’equipe di chirurghi inserì nella coronaria del paziente un tubicino lungo e flessibile (un catetere) con un dispositivo simile a un palloncino posizionato alla sua estremità, e lo fece scorrere fino a raggiungere il punto di maggior restringimento. A questo punto, Grüntzig eliminò il restringimento dell’arteria semplicemente gonfiando il palloncino, e poi rimuovendo il catetere: era stata effettuata la prima angioplastica coronarica.

Il paziente riprese coscienza, la convalescenza dall’intervento fu piuttosto rapida e, per oltre venticinque anni, l’uomo non ebbe più episodi di angina, né l’arteria si restrinse nuovamente. Lo stesso anno dell’intervento Grüntzig riportò i risultati alla comunità scientifica, sollevando anche critiche legate all’esecuzione di tutta la procedura. Nonostante i suoi detrattori, l’angioplastica coronarica di Grüntzig ha segnato un punto di svolta nella cardiologia e aperto la strada ad altri interventi non chirurgici: l’elettrofisiologia, l’angioplastica carotidea, e le procedure di cateterizzazione gastrointestinale.

La coronaropatia, la malattia del nostro tempo

Da quel 16 settembre, il mondo della cardiologia non è più stato lo stesso: l’angioplastica coronarica ha rivoluzionato il trattamento della malattia coronarica, la principale causa di mortalità nel mondo. Ma cos’è questa patologia, e perché il paziente di Grüntzig presentava un restringimento in una delle coronarie? La malattia coronarica (o coronaropatia) è una condizione patologica che prevede – appunto –il restringimento, parziale o totale, del lume di una coronaria, il che impedisce il normale flusso di sangue al tessuto cardiaco. A sua volta la causa primaria coronaropatia è l’aterosclerosi, malattia in cui si ha un progressivo irrigidimento e restringimento delle pareti delle arterie dovuto alla formazione di vere e proprie placche in cui sono coinvolte le proteine che trasportano il colesterolo nel sangue e le cellule responsabili della risposta infiammatoria dell’organismo. Fattori di rischio per l’aterosclerosi e la coronaropatia sono il fumo, la sedentarietà, alti livelli di colesterolo e trigliceridi nel sangue, una dieta scorretta: ecco perché, il paziente di Grüntzig, forte fumatore, presentava il restringimento della coronaria.

Oggi le lesioni aterosclerotiche che comportano restringimenti delle arterie coronarie sono trattate, nella maggioranza dei casi, con l’angioplastica con palloncino, un intervento del tutto simile a quanto eseguito da Grüntzig nel 1977. Si tratta di un intervento poco invasivo, che prevede l’accesso alla coronaria per via percutanea, ciò inserendo il catetere endovena, all’altezza dell’arteria radiale del braccio o dell’arteria femorale della gamba. La procedura, che avviene in ricovero ospedaliero, può durare dai quaranta minuti a tre ore, ma solitamente il paziente può tornare alle sue attività quotidiane qualche giorno dopo l’intervento. Spesso l’angioplastica è accompagnata dall’impianto di uno stent, una maglia metallica in grado di allargarsi e rimanere ben integrata nella parete dell’arteria, all’altezza del restringimento. Da dati provenienti dal Regno Unito si stima che questo tipo di procedura sia eseguita oltre 1400 volte all’anno per milione di abitanti.

Gli stent coronarici, dal loro primo utilizzo negli anni Ottanta, hanno subito un’importante evoluzione e sono tuttora in corso numerosi studi per perfezionarne il design, la struttura e il materiale. Per esempio esistono stent medicati con farmaci anticoagulanti in grado di minimizzare la risposta infiammatoria da parte dell’organismo, oppure si stanno sperimentando stent costituiti da polimeri innovativi o da materiali altamente biocompatibili, che possono essere assorbiti dall’organismo. La ricerca dello stent ideale continua, ma probabilmente non ci sarà un solo stent adatto a ogni paziente: i cardiologi interventisti in futuro avranno a disposizione un’ampia varietà di stent che potrebbero consentire loro di praticare una medicina personalizzata, in cui la scelta dello stent avverrà in base alla genetica, al profilo di rischio e alle caratteristiche intrinseche della lesione aterosclerotica: tutto basato sull’unicità del paziente.

Fonti:
  • Brown KN, Gupta N. Percutaneous Transluminal Coronary Arteriography. 2020 Aug 26. In: StatPearls [Internet]. Treasure Island (FL): StatPearls Publishing; 2021 Jan–. PMID: 30844185.
  • Javaid Iqbal, Julian Gunn, Patrick W. Serruys, Coronary stents: historical development, current status and future directions, British Medical Bulletin, Volume 106, Issue 1, June 2013, Pages 193–211,
  • Bernhard Meier; Dölf Bachmann; Thomas F Lüscher (2003). 25 years of coronary angioplasty: almost a fairy tale. , 361(9356), 0–527. doi:10.1016/s0140-6736(03)12470-1
  • Tan C, Schatz RA. The History of Coronary Stenting. Interv Cardiol Clin. 2016 Jul;5(3):271-280. doi: 10.1016/j.iccl.2016.03.001. Epub 2016 Jun 21. PMID: 28582026.