Di Chiara Di Lucente
Partiamo dal racconto di uno scrittore ebreo polacco per arrivare ai nuovi studi in ambito di medicina di precisione: la medicina di genere è tutto questo
Oggi parliamo di Yentl: è questo il nome della protagonista di Yentl The Yeshiva Boy, racconto dello scrittore ebreo polacco Isaac Bashevis Singer, diventato prima una trasposizione teatrale e poi un film del 1983 con Barbra Streisand. L’opera narra la storia di Yentl, ragazza ebraica che vive nell’Europa dell’est nei primi del Novecento: pur di accedere alla scuola ebraica e studiare il Talmud, uno dei testi sacri ebraici – attività vietata alle donne – Yentl è costretta a travestirsi da uomo, innescando una serie di malintesi e sotterfugi che si risolveranno solo alla fine della narrazione, evidenziando la condizione di disparità delle donne in quell’epoca.

Ma cosa accomuna Yentl con la medicina? Secondo Bernardine Healy, cardiologa americana e prima donna a essere stata presidente del National Institutes of Health statunitense e che nel 1991 scrisse un editoriale indirizzato alla prestigiosa rivista scientifica New England Journal of Medicine, è proprio la disparità tra uomini e donne. Cerchiamo di essere più precisi: come Yentl, che per realizzarsi e studiare doveva agire come un uomo, anche nella medicina, per molti anni, il solo fatto di essere donna implicava l’accesso a cure mediche meno appropriate ed efficaci. Perché? Il motivo risiede nel fatto che il corpo umano, le malattie e l’azione dei farmaci sono stati studiati principalmente sugli uomini, e non su entrambi i sessi. In particolare, Healy sottolineava come, nel caso della malattia coronarica – patologia a carico delle arterie che irrorano il cuore e che può causare esiti clinici anche gravi, come ischemia e infarto del miocardio – a parità di condizioni vi fosse un numero minore di diagnosi e conseguentemente di interventi terapeutici rivolti alle donne: dal momento che i principali protagonisti degli studi sulle malattie cardiovascolari erano gli uomini, i sintomi tipici della malattia coronarica erano quelli riscontrati nelle persone di sesso maschile. I sintomi che colpivano di più le donne, invece, erano considerati atipici e, per questo, sottodiagnosticati e non curati. Si trattava di un approccio clinico discriminatorio e insufficiente.
Cos’è il genere
È stato in quell’editoriale, trent’anni fa, che si è parlato per la prima volta di medicina di genere, definita come lo studio del modo in cui le malattie differiscono tra uomini e donne, in termini di prevenzione, sintomi, approccio terapeutico, prognosi, impatto psicologico e sociale. La finalità di questo campo di ricerca è impostare percorsi preventivi, diagnostici, terapeutici e assistenziali specifici per ciascuno dei due sessi. Si tratta di una dimensione che fa parte della medicina di precisione, ma che è ancora – sostengono numerosi studi – trascurata. Prima di addentrarci nei dettagli, occorre precisare il motivo per cui si chiama medicina di genere (e non medicina basata sul sesso, per esempio), o meglio, chiarire cosa sia il genere.
Mentre con il termine sesso ci si riferisce alle diverse caratteristiche biologiche e fisiologiche tra uomini e donne – come per esempio i cromosomi XX o XY, i diversi ormoni e gli organi riproduttivi – il genere riguarda caratteristiche costruite socialmente e culturalmente – ovvero le regole, i comportamenti e i ruoli diversi associati a ciascun sesso. Il sesso biologico influisce sul genere, ma quest’ultimo comprende una dimensione molto più ampia, che si applica anche nella medicina: le differenze tra uomini e donne non sono infatti legate esclusivamente al sesso, ma anche a fattori esterni, come quelli ambientali, culturali, sociali, relazionali. Tutte queste componenti incidono sulla salute di ciascuna persona a livello individuale e fanno parte dei cosiddetti “determinanti della salute”, di cui abbiamo già parlato in uno degli scorsi articoli e influiscono sia sullo stato di salute che sull’accesso ai servizi sanitari. Pertanto la medicina di genere non si pone solamente l’obiettivo di curare in modo diverso uomini e donne tenendo conto delle differenze biologiche, ma anche di farlo considerando i determinanti della salute a loro volta influenzati dal genere.
Gli ambiti della medicina di genere
Vediamo insieme quali sono le classi di malattie che mostrano differenze tra uomini e donne e che attualmente sono oggetto di studi in ambito di medicina di genere:
• Le già citate malattie cardiovascolari, cardiache e cerebrali: sebbene vengano considerate tipicamente maschili, la mortalità per queste patologie in Italia è stimata al 48,4% nelle donne e al 38,7% negli uomini. In quanto a prevalenza, l’ictus colpisce maggiormente le donne e, durante la terza età, lo stesso vale per lo scompenso cardiaco; in particolare quest’ultimo possiede, nelle persone di genere femminile, caratteristiche piuttosto diverse rispetto a quelle che normalmente si presentano negli uomini. Per questi motivi, uno degli obiettivi principali della medicina di genere è rinforzare la conoscenza e la prevenzione specifica per genere delle malattie cardiovascolari, sia tra la popolazione generale che tra i professionisti sanitari.
• Le malattie respiratorie croniche, come per esempio la broncopneumopatia cronica ostruttiva (BPCO): per decenni ritenute malattie tipicamente maschili, negli ultimi anni sono state protagoniste di numerose ricerche specifiche sul genere. Oltre al fatto che l’apparato respiratorio di uomini e donne presenti differenze sia a livello strutturale che funzionale, si tratta di malattie in cui i determinanti ambientali incidono moltissimo e in cui con essi si intreccia a doppio filo il genere. Basti pensare al tabagismo, fattore di rischio per molte malattie respiratorie: per anni è stato quasi esclusivamente un problema maschile, mentre l’acquisizione di quest’abitudine da parte delle donne ha portato quest’ultime a sviluppare numerosi problemi respiratori.
• Le demenze, in particolare la malattia di Alzheimer: è noto da tempo che il numero di donne colpite da questa malattia sia maggiore rispetto agli uomini, eppure i dati a disposizione evidenziano come la ricerca sulle differenze di genere sia relativamente recente e limitata.
• Tra le altre malattie che presentano differenze di genere – alcune più indagate altre meno – vi sono le malattie artrosiche, le malattie oncologiche, le malattie endocrinologiche, le malattie autoimmuni: la lista è davvero lunga.
Sebbene la medicina di genere sia nata soprattutto come necessità per garantire una salute più equa alle persone di genere femminile, la mancanza di essa fa male anche agli uomini. Un esempio su tutti è l’osteoporosi, ovvero la malattia a carico delle ossa che rappresenta un importante problema di salute pubblica, per entrambi i sessi. Sebbene questa malattia sia ancora sottostimata nella popolazione femminile, finora sono stati condotti molti più studi epidemiologici, diagnostici e terapeutici sulle donne che sugli uomini. Diverse ricerche, invece, denunciano come la consapevolezza di pazienti e medici è ancora più bassa per l’osteoporosi maschile, per la quale le strategie diagnostiche e terapeutiche sono attualmente meno definite. Garantire una medicina che sia focalizzata anche sul genere, quindi, garantisce una medicina più personalizzata ed efficace per tutte le persone, nessuno escluso.
Fonti:
-
https://www.salute.gov.it/imgs/C_17_pubblicazioni_2490_allegato.pdf
-
Healy, Bernadine (1991). The Yentl Syndrome. New England Journal of Medicine, 325(4), 274–276. doi:10.1056/NEJM199107253250408
-
Baggio G, Corsini A, Floreani A, Giannini S, Zagonel V. Gender medicine: a task for the third millennium. Clin Chem Lab Med. 2013 Apr;51(4):713-27. doi: 10.1515/cclm-2012-0849. PMID: 23515103.
-
Lippi, Donatella; Bianucci, Raffaella; Donell, Simon (2020). Gender medicine: its historical roots. Postgraduate Medical Journal, (), postgradmedj-2019-137452–. doi:10.1136/postgradmedj-2019-137452
-
https://www.who.int/health-topics/gender#tab=tab_1