Cosa sono le zoonosi, e perché negli ultimi anni questo termine sta diventando sempre più diffuso?

Dal greco zoo- (relativo al mondo animale) e nosis (malattia), con zoonosi si intende una qualsiasi malattia infettiva in grado di essere trasmessa naturalmente dagli animali all’uomo (o viceversa). 

Negli ultimi anni, Ebola, SARS, Mucca Pazza, HIV, COVID sono diventate parole di uso comune: e sì, sono tutte zoonosi.

Queste malattie comprendono un gruppo eterogeneo di infezioni, assai numeroso (più di 200 secondo l’OMS): esempi famosi sono la rabbia, la SARS, la MERS, la febbre gialla, l’HIV, l’Ebola e i Coronavirus (incluso quindi il COVID-19), ma anche la più diffusa influenza. E infatti, tra tutte le malattie emergenti, le zoonosi di origine selvatica potrebbero rappresentare in futuro la più consistente minaccia per la salute della popolazione mondiale, dato che il 75% delle malattie umane fino ad oggi conosciute derivano da animali e il 60% delle malattie emergenti sono state trasmesse da animali selvatici[1 ](se siete preoccupati per i vostri animali domestici e se volete saperne di più sul rapporto tra Covid 19 e i vostri amici a quattro zampe potete approfondire l’argomento in quest’altro articolo). 

Lo studio delle zoonosi costituisce uno dei settori di maggior interesse della medicina umana e veterinaria, e le ricerche in materia ci dimostrano che le zoonosi possono essere causate da virus, batteri, funghi, altri organismi o agenti proteici non convenzionali (prioni).[2]

Le modalità di contagio sono tantissime: una malattia si può contrarre direttamente tramite contatto con la pelle, oppure interagendo con peli, uova, sangue o secrezioni provenienti da animali infetti, o addirittura indirettamente tramite altri organismi che possono fungere da vettori, o ancora tramite ingestione di alimenti infetti.

Andando ad approfondire il discorso, ci si rende conto che le principali cause che favoriscono il meccanismo zoonotico siano da ricercarsi nell’attività di continuo inquinamento ed erosione di ecosistemi e habitat naturali: è chiaro che i cambiamenti climatici e la progressiva deforestazione in zone precedentemente poco antropizzate hanno ridotto notevolmente i confini fra i territori abitati dall’uomo e gli ecosistemi più selvaggi. Questo ha fatto sì che molte zoonosi siano derivate dalla stretta convivenza tra animali e uomo, poiché questo stretto contatto ha aumentato le probabilità che un patogeno casualmente mutato in direzione favorevole contagiasse l’uomo. 

E a questo punto come si arriva ad una pandemia? Per arrivare a scatenare un’epidemia (pandemia nel caso in cui non si riesca a contenere una certa epidemia in un determinato luogo e all’interno di una determinata popolazione), una malattia infettiva deve continuare a mutare casualmente in direzione favorevole alla trasmissione uomo-uomo, per diffondersi su scala sempre maggiore.

Per quanto riguarda il COVID-19, l’ipotesi iniziale assumeva che la trasmissione del virus fosse scaturita dall’interazione tra uomo e pipistrello. Successivamente, avendo dimostrato che due coronavirus trovati nei pipistrelli condividono “solo” l’88% della sequenza genetica con quella del SARS-CoV2 [3], si è quindi ipotizzato che la trasmissione non sia avvenuta direttamente da pipistrelli all’uomo , ma che vi sia un altro animale che ha agito come vettore, ovvero una sorta di trampolino di lancio, per trasmettere il virus all’uomo.

Infatti, nel tentativo di mettere fine al mistero sulle origini del Sars-Cov2, una ricerca pubblicata sulla rivista Science Advances e condotta negli USA sotto la guida dell’italiana Elena Giorgi[4] ha dimostrato che con ottima probabilità il Sars-Cov2 è un mix di geni ereditati dai coronavirus di pipistrello e pangolino. 

Bisogna tener conto che la capacità di infettare l’uomo dipende dalla “compatibilità” tra le proteine di superficie di un virus e i recettori umani, quindi, per riuscire ad infettare l’uomo il virus deve trovare la “chiave giusta” per entrare nell’organismo. I virus dei pipistrelli sono tenuti sotto stretta sorveglianza dal 2005: nessuno di questi però ha la “chiave” per infettare l’uomo. Si è dimostrato quindi che il passaggio diretto da pipistrello a uomo è impossibile e pertanto un virus sviluppa la “chiave” per infettare l’uomo solo dopo numerosi tentativi di trasmissione attraverso organismi intermedi, tra i quali animali da allevamento (e non) in condizioni precarie, di stress e di scarsa igiene. 

Infine anche un recente studio della South China Agricultural University [5] ha ipotizzato e confermato la tesi che il mammifero ospite intermedio che, nel modo più probabile, ha consentito il passaggio del virus tra il pipistrello e l’uomo sia il pangolino dato che, come sostengono i ricercatori: ”la sequenza genetica del nuovo ceppo di coronavirus isolato sull’animale risulta identica al 99% a quella del virus nelle persone infette”[6]. Il pangolino è, secondo il WWF, la specie più trafficata dai bracconieri ed è per questo a rischio di estinzione: la medicina tradizionale cinese lo ha da qualche mese rimosso dalle liste di “ingredienti” per la cura di svariate patologie (si pensi che si usavano le scaglie di pangolino per “curare” il cancro, senza nessuna valenza scientifica) e la guardia forestale cinese ha alzato il livello di protezione del pangolino al massimo possibile (al pari del panda). 

Già due anni fa, la comunità scientifica si preoccupava fortemente per le possibili conseguenze che avrebbe avuto una zoonosi abbastanza contagiosa e persistente da non riuscire ad essere contenuta, complici tutti i fattori di cui abbiamo parlato prima: l’inquinamento, l’antropizzazione, la globalizzazione e l’erosione degli ecosistemi[7]. Si preoccupava al punto da aver individuato come “Malattia X” una nuova possibile pandemia, contro la quale l’intera comunità scientifica avrebbe dovuto lavorare congiuntamente . 

Diceva Marion Koopmans nel 2018 [8], commentando l’iniziativa del WHO per proteggersi da una futura “Epidemia X”: “L’intensità del contatto fra animali e essere umano sta crescendo rapidamente a causa del progresso. Questo rende molto più probabile che nuove malattie emergano, ma soprattutto le connessioni globali (mercato, spostamenti rapidi e continui) rendono molto più semplice la diffusione di queste patologie […]. Abbiamo queste esplosioni di contagi in cui la comunità internazionale scende in campo, ma basta vedere come già nel caso dell’Ebola il virus abbia circolato indisturbato per 4 mesi, è mancata una risposta locale e immediata. È davvero cruciale iniziare un processo di cambiamento che assicuri un migliore sviluppo delle infrastrutture sanitarie locali. Le persone che possono intervenire sul campo sono vitali: sono la nostra prima linea di difesa”. 

La malattia X è arrivata e ci ha messo a dura prova: che sia giunto il momento di ripensare il mondo come lo conosciamo oggi? 

Fonti: 

  • [1] Coronavirus e rispetto per la Natura, Dalla salute del Pianeta dipende la nostra, 3 APRILE 2020, GIOVANNA FERRARESI.
  • [2]http://www.salute.gov.it/portale/temi/p2_6.jsp?lingua=italiano&id=1163&area=sicurezzaAlimentare&menu=microbiologica 
  • [3] Ren, W., Li, W., Yu, M., Hao, P., Zhang, Y., Zhou, P., … & Wang, L. F. (2006). Full-length genome sequences of two SARS-like coronaviruses in horseshoe bats and genetic variation analysis. Journal of General Virology, 87(11), 3355-3359.
  • [4]Li, X., Giorgi, E. E., Marichannegowda, M. H., Foley, B., Xiao, C., Kong, X. P., … & Gao, F. (2020). Emergence of SARS-CoV-2 through recombination and strong purifying selection. Science Advances, eabb9153
  • [5] Wu, S., Liu, N., Zhang, Y., & Ma, G. Z. (2004). Assessment of threatened status of Chinese Pangolin (Manis pentadactyla). Chinese Journal of Applied and Environmental Biology, 10(4), 456-461.
  • [6] Liu P, Jiang J-Z, Wan X-F, Hua Y, Li L, Zhou J, et al. (2020) Are pangolins the intermediate host of the 2019 novel coronavirus (SARS-CoV-2)? PLoS Pathog 16(5): e1008421. https://doi.org/10.1371/journal.ppat.1008421
  • [7]Manzanedo, R. D., & Manning, P. (2020). COVID-19: Lessons for the climate change emergency. Science of the Total Environment, 742, 140563.
  • [8]Marion Koopmans, as quoted in Scientists put on alert for deadly new pathogen – ‘Disease X’ by Paul Nuki and Alanna Shaikh, 10 March 2018, The Daily Telegraph

Per approfondire: