Di Chiara Di Lucente

Lo screening: definizione, applicazioni e ruolo nella prevenzione e diagnosi precoce delle patologie di questo pilastro della pratica medica

cos'è screening

Nella pratica medica moderna, lo screening rappresenta un pilastro fondamentale, rivestendo un ruolo cruciale nella prevenzione, nella diagnosi precoce e nel trattamento efficace di numerose patologie. Ma cosa si intende esattamente con il termine “screening”? Lo screening è una procedura medica volta a individuare precocemente determinate condizioni patologiche o malattie in persone apparentemente sane o asintomatiche. La sua importanza risiede nella possibilità di intervenire tempestivamente, spesso prima che i sintomi si manifestino in modo evidente, aumentando così le possibilità di successo nel trattamento e migliorando significativamente le prospettive di guarigione. Ma a chi è rivolto generalmente uno screening, quali sono i programmi di screening in Italia e quali sono i reali vantaggi e i limiti apportati da questa pratica? Approfondiamolo insieme in quest’articolo.

Screening: definizione, obiettivi e tipologie

Gli antibiotici, conosciuti anche come farmaci antimicrobici, sono sostanze farmacologiche utilizzate per uccidere o rallentare la crescita dei batteri, contribuendo a curare le infezioni negli esseri umani, negli animali e talvolta anche nelle piante. Questi medicinali sono progettati per trattare specifiche infezioni, come la polmonite batterica o le infezioni del sangue causate da stafilococchi. La resistenza agli antibiotici si verifica quando i batteri acquisiscono la capacità, in risposta all’uso di uno o più di questi farmaci, di sopravvivere e moltiplicarsi anche in presenza di essi, rendendo inefficace la loro azione terapeutica. Tale resistenza può essere di tipo innato, in cui il batterio è naturalmente immune all’antibiotico, o acquisita, derivante da modifiche nel patrimonio genetico del batterio stesso. In effetti, che i batteri sviluppino resistenza a un antibiotico (di fatto una sostanza in grado di inibirne la crescita e la sopravvivenza) è un naturale processo evolutivo, ma questo fenomeno è accelerato e aggravato da un uso eccessivo e spesso scorretto di questi farmaci. Ogni batterio che sopravvive a una cura antibiotica può diventare resistente, moltiplicarsi e trasferire la sua capacità di resistere ai farmaci ad altri batteri.

Gli antibiotici hanno giocato un ruolo fondamentale nel trattamento delle infezioni batteriche, riducendo le complicazioni gravi e rendendo curabili malattie che in passato rappresentavano una minaccia per la salute umana, eppure il diffondersi dell’antibiotico-resistenza ha compromesso l’efficacia di questi farmaci. Batteri noti, come lo Staphylococcus aureus, la Klebsiella pneumoniae, il Campylobacter e l’Escherichia coli, sono diventati sempre più resistenti agli antibiotici, complicando il trattamento delle infezioni da essi causate. I batteri resistenti sopravvivono anche in presenza dell’antibiotico e continuano a moltiplicarsi, causando malattie più gravi o persistenti, e in alcuni casi, possono portare alla morte. Le infezioni causate da batteri resistenti spesso richiedono trattamenti più intensivi, con l’utilizzo di antibiotici alternativi e più costosi, i quali possono anche causare effetti collaterali più gravi. Pertanto, la resistenza agli antibiotici rappresenta una sfida significativa nella gestione delle infezioni, poiché limita le opzioni di trattamento e aumenta la complessità delle cure mediche necessarie per combatterle.

I dati raccolti tramite la sorveglianza confermano l’aumento preoccupante della resistenza agli antibiotici sia nelle strutture ospedaliere che nelle comunità europee. Secondo quanto riportato dall’European Centre for Disease Prevention and Control, infatti, nel corso degli anni si è osservato un incremento della resistenza dell’Escherichia coli (batterio responsabile di infezioni del tratto urinario e di altre gravi condizioni infettive e tra i patogeni più diffusi in caso di malattie infettive) agli antibiotici principali in quasi tutti i paesi europei. Risultati analoghi emergono dall’ultima sorveglianza nazionale sull’antibiotico-resistenza condotta dall’Istituto Superiore di Sanità in Italia. Questo sistema di sorveglianza si basa su laboratori di microbiologia ospedalieri distribuiti su tutto il territorio nazionale che forniscono dati riguardanti la resistenza a specifici antibiotici di batteri selezionati isolati da infezioni clinicamente rilevanti, permettendo così di tracciare l’andamento dell’antibiotico-resistenza nel corso degli anni in Italia. Dall’ultima indagine è emerso, sebbene in alcuni casi si registri una diminuzione rispetto agli anni precedenti, che in Italia il fenomeno dell’antibiotico resistenza per gli otto batteri patogeni protagonisti del sistema di sorveglianza è ancora piuttosto elevato, sottolineando la complessità e la rilevanza della questione nella gestione delle infezioni batteriche. In Italia, infatti, circa il 30-60% dei batteri che causano infezioni ospedaliere e correlate all’assistenza sono resistenti agli antibiotici più comunemente usati (detti anche di prima scelta o prima linea). Non solo: l’uso improprio degli antibiotici costituisce una problematica di portata globale e nei paesi in via di sviluppo vi sono ancora persone che muoiono a causa della mancata somministrazione di trattamenti antibiotici adeguati.

La situazione si aggrava ulteriormente con l’emergere di nuovi ceppi batterici che mostrano resistenza a diversi antibiotici contemporaneamente, conosciuti come batteri multi-resistenti, soprattutto all’interno delle strutture ospedaliere. Questi batteri, in particolare quelli resistenti agli antibiotici di ultima linea, limitano drasticamente le opzioni di trattamento per i pazienti infetti. Inoltre la preoccupazione maggiore è che possano svilupparsi batteri resistenti a tutti gli antibiotici disponibili: questa prospettiva preoccupa profondamente gli esperti, poiché potrebbe privare i pazienti di un trattamento efficace in caso di infezione batterica.

Le cause, le conseguenze e le soluzioni

Uno dei principali fattori che contribuisce alla resistenza agli antibiotici è l’abuso e l’eccessivo utilizzo di questi farmaci, spesso in situazioni in cui non sono necessari o inefficaci, come nel trattamento di infezioni virali per le quali gli antibiotici non hanno alcun impatto. Ad esempio, è del tutto inutile assumere antibiotici per combattere il raffreddore o l’influenza, poiché queste malattie sono causate da virus e non da batteri. È fondamentale considerare che gli antibiotici agiscono su tutti i batteri presenti nell’organismo, inclusi quelli appartenenti alla cosiddetta flora batterica residente o microbiota, che svolgono ruoli benefici all’interno del corpo umano e colonizzano normalmente le superfici e le mucose (come la pelle, le vie respiratorie, l’intestino e il tratto urogenitale). Assumere antibiotici senza rispettare le prescrizioni mediche, ad esempio alterando le dosi o modificando la durata del trattamento, può favorire lo sviluppo di resistenza agli antibiotici. La resistenza agli antibiotici coinvolge non solo la sfera medica umana: un contributo rilevante a questo problema deriva dalla somministrazione di antibiotici agli animali da allevamento per prevenire le malattie all’interno degli allevamenti intensivi. Considerando che gli antibiotici utilizzati negli animali destinati al consumo umano spesso appartengono alla stessa classe di quelli impiegati nella medicina umana, vi è il rischio che i batteri resistenti sviluppati negli animali possano essere trasferiti agli esseri umani attraverso il consumo di carne contaminata. L’antibiotico resistenza rappresenta una minaccia sempre più preoccupante, perché, senza l’efficacia degli antibiotici, ci si troverebbe di fronte a un’era che ricorda quella precedente alla scoperta di questi farmaci. Procedure mediche comuni, come i trapianti d’organo, la chemioterapia per il cancro, le terapie intensive e altri interventi medici, inclusi alcuni trattamenti odontoiatrici, potrebbero diventare irrealizzabili a causa del rischio di infezioni gravi e non trattabili. Le malattie batteriche, prive di un’adeguata cura, potrebbero diffondersi liberamente, comportando conseguenze fatali.

Alla luce di un’emergenza così urgente, tutti possono fare la loro parte per combattere l’antibiotico resistenza. Come sottolinea l’Organizzazione mondiale della sanità, per prevenire e gestire la diffusione della resistenza agli antibiotici, le azioni che i cittadini possono adottare includono:

  • Utilizzare gli antibiotici solo su prescrizione medica, evitando l’automedicazione.
  • Seguire attentamente le indicazioni del professionista sanitario quando si assume un ciclo di antibiotici.
  • Non condividere né utilizzare antibiotici rimasti da precedenti trattamenti.
  • Adottare pratiche igieniche come il lavaggio regolare delle mani per prevenire le infezioni.
  • Preparare il cibo in modo sicuro, seguendo le linee guida di igiene alimentare per ridurre il rischio di contrarre infezioni alimentari.
  • Scegliere prodotti alimentari prodotti senza l’uso eccessivo di antibiotici negli animali per la prevenzione delle malattie.

Tuttavia, non si tratta esclusivamente di un tema individuale: l’antibiotico resistenza è un problema che impatta tutta la società. Pertanto, per quanto riguarda i decisori politici, le azioni da intraprendere per prevenire la diffusione della resistenza agli antibiotici sono:

  • Implementare e promuovere piani d’azione nazionali efficaci per contrastare la resistenza agli antibiotici.
  • Potenziare i sistemi di sorveglianza per monitorare e analizzare le infezioni resistenti agli antibiotici.
  • Rafforzare le politiche, i programmi e l’attuazione di misure preventive per controllare la diffusione delle infezioni.
  • Regolamentare e incentivare l’uso e lo smaltimento corretto dei farmaci per garantire la qualità e la riduzione dell’uso eccessivo di antibiotici.
  • Fornire informazioni trasparenti e accessibili sull’impatto della resistenza agli antibiotici, sensibilizzando le persone e gli operatori sanitari sull’importanza di gestire correttamente questi farmaci.

La collaborazione tra persone, professionisti sanitari e decisori politici è fondamentale per affrontare la resistenza agli antibiotici. Unendo le forze, si può promuovere un uso responsabile degli antibiotici, educando sia la comunità che i professionisti della salute sull’importanza della corretta somministrazione di questi farmaci. Inoltre, è cruciale incentivare la ricerca per lo sviluppo di nuovi antibiotici e terapie alternative, riducendo così la dipendenza dagli antibiotici esistenti e cercando soluzioni innovative per affrontare la resistenza batterica. Il fine ultimo è quello di preservare l’efficacia di questi farmaci vitali per il trattamento delle infezioni batteriche.